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2020

I diritti TV calcio impattano sul campo, e anche molto

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In che misura gravano i diritti TV sui club di tutta Europa?

Un quesito non difficile a cui rispondere: lo dimostra proprio questo periodo pandemico, in cui diverse società hanno spinto non poco per riaprire dopo la fase più cruciale dell’emergenza Coronavirus. Appena ora, Amazon Prime si è aggiudicata i diritti per trasmettere le partite della Champions. 

In effetti, quello dei diritti tv è un mondo che ha un’importanza straordinaria per le tasche dei club, soprattutto per le squadre di medio-piccole dimensioni, che hanno un influsso di ben il 75% nei confronti dei proventi al netto delle plusvalenze per i top club.

L’impatto del calcio al giorno d’oggi

Il calcio è soprattutto un grande affare. Affare che, specialmente in questi tempi oscuri di Coronavirus, ha fatto tremare non poco.

Le entrare che derivano dalle televisioni hanno un ruolo fondamentale nelle tasche del club italiani. Di seguito, sono riportati alcuni esempi in riferimento a squadre di serie A (dati del 2016/2017):

·       il Chievo fattura 68,5 milioni all’anno;

·       il Genoa 100,4;

·       il Napoli 155,3;

·       la Roma 311,0;

·       il Milan 236,2;

·       la Sampdoria 85,0;

·       il Sassuolo 87,3.

L’impatto sul campo di questi introiti è enorme: sono perfettamente capaci di influenzare le possibilità di calciomercato, intendendo le squadre come aziende con un bilancio da utilizzare per crescere. Se ne sono ben accorti i tifosi e gli scommettitori che, su piattaforme come sitiscommesse24.com, notano le quote di intere squadre salire e scendere anche in vista o ad avvenuta vendita di diritti tv e calciomercato connesso.

In maniera complessiva, i diritti TV hanno avuto un valore di circa 1,6 miliardi di euro, facendo fronte a un fatturato affiliato che corrisponde a 2,4 miliardi. In questi dati sono comprese anche le cifre riscosse dalla UEFA per la presenza alle gare europee. Prima fra tutte la Juventus, che ha incassato una quota di circa 75,6 milioni, mentre in fondo si trova il Carpi e il Frosinone.

Il ruolo degli investimenti pubblicitari, negli ultimi tempi, è ritornato a crescere. Il calcio attira sempre un grande pubblico ed è chiaro che il mezzo TV continui ad essere un fattore chiave.

Le plusvalenze costituiscono, invece, una forma del tutto anomala, e si incentrano sulla progressiva crescita del valore dei giocatori. Ciò spiegherebbe i tanti episodi di valutazioni (formalmente) indecifrabili degli atleti.

Le partite in chiaro

Conseguentemente, un grande evento televisivo come i mondiali di calcio o il festival di Sanremo, può essere riconosciuto in tal modo proprio perché trasmesso in chiaro. Una partita di pallone messa in onda in prima serata, porterebbe a un ascolto di 10-12 milioni di telespettatori.

Il Ministro dello Sport, già da qualche tempo, ha proposto fermamente di far vedere almeno qualche partita in chiaro e in diretta, riscontrando alcune difficoltà.

Al di fuori degli abbonati o dei broadcaster (che hanno le facoltà per le trasmissioni criptate), sono stati molti altri a ribellarsi: in maniera particolare, tutte quelle emittenti televisive che rischierebbero di vedere diminuire il numero di telespettatori per le proprie trasmissioni, nonché le quote del mercato pubblicitario.

Proprio per questo, non è tanto più il discorso di permettere a tutti gli abbonati e non di vedere dalle proprie abitazioni le partite, ma invece quello di infilarci richiami pubblicitari assieme, in maniera evidente, ad una folta schiera di spettatori molto più numerosa in confronto a quella degli abbonati.

Quale futuro per i diritti TV?

In un mercato come questo, in continuo mutamento e perennemente rivolto verso i grandi affari, è ovvio che lo sguardo sia rivolto già verso il 2021.
Tante innovazioni si scorgono all’orizzonte, anche se queste non riguarderanno in alcun modo le normative (che rimangono invariate a quelle del decreto legge Melandri del 2008).

cambiamenti in vista riguardano le nuove forme di comunicazione (OTT o IPTV) che diventano sempre più una sorta di nuovo mercato primario, soprattutto grazie alla nuova generazione nota come i Millennials.

Tuttavia, anche per quanto concerne le trasmissioni via cavo e satellitari (cioè guardabili in televisione), ci saranno altre novità in vista. Si prospetta la creazione di una piattaforma di proprietà della Lega Calcio A, che si tramuterebbe in una media company. Non mancano le proposte da parte di investitori/soggetti interessati (anche privati) rivolte a Paolo Dal Pino, il tutto per la felicità dei presidenti.

La Lega, negli ultimi tempi, aveva tenuto un incontro con la Bain Capital, il colosso mondiale del Private Equity, che aveva proposto una somma di ben 3,3 miliardi per il 25% della società.
Anche se non c’è ancora un reale accordo tra le varie offerte, tutti i presidenti sarebbero rivolti verso queste nuove potenzialità riguardanti i diritti televisivi.

Dopo un catastrofico 2020, anche il calcio si aspetta e si merita un ben più tranquillo e avvincente cambiamento.

Le origini dei diritti TV

Almeno fino alla fine degli anni ‘70, non si parlava di diritti televisivi, sotto nessuna forma. Le grandi società calcistiche del paese traevano i propri guadagni fondamentalmente dai biglietti.
Di conseguenza, ogni TV privata poteva riprendere, a suo piacimento, qualunque partita su tutto il territorio nazionale. C’era la cultura, regolamentata dai comuni, di poter far entrare qualsiasi troupe o testata giornalistica nelle tribune dedicate.

Le emittenti televisive non approfittarono di poter riprendere gli eventi sportivi, soprattutto perché il mondo della pubblicità non aveva le caratteristiche complesse oggi conosciute. La Rai faceva affidamento sulle entrate pubblicitarie legate al Carosello, situazione che si concluse nel 1977.

La svolta ci fu nel 1980, quando l’istituto dei diritti televisivi in vendita arrivò in Italia. Negli archivi italiani sono ancora presenti i primi contratti tra la Rai e la Lega Calcio. Tale cambiamento epocale avvenne grazie al movimento di consegne tra l’allora presidente Renzo Righetti e Antonio Matarrese.

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