2020
Maradona spiegato da Caniggia: «In campo chiedeva sempre la palla, non aveva mai paura» – VIDEO
Il “Figlio del Vento” Claudio Caniggia racconta il coraggio e la personalità di Diego Armando Maradona, insieme al quale fu indimenticato protagonista di Italia ’90
Non ha lasciato un grande ricordo di sé nei tifosi italiani Caniggia, spalla di Maradona e giustiziere azzurro nei Mondiali di casa nostra. Eppure, il giocatore argentino nelle esperienze con Verona, Atalanta e Roma ha saputo farsi apprezzare per le sue doti. Peccato, però, per quell’astuta rete al San Paolo che brucia ancora moltissimo. Anche a distanza di 30 anni.
Quella nottata partenopea del 3 luglio 1990 toglie ancora il sonno a parecchi azzurri. Primo fra tutti quel Walter Zenga che mai potrà dimenticare quegli attimi. L’uscita fuori tempo e il delicato colpo di testa del capellone albiceleste che raggelò un popolo intero. Certamente il più importante tra i 16 gol siglati da Claudio Paul Caniggia con la maglia della Nazionale argentina, con cui vinse una Copa America e una Confederations Cup.
Seconda punta o attaccante esterno si definirebbe oggi. Abile nel dribbling e velocissimo, da cui il soprannome “Il Figlio del Vento” sulle orme di Carl Lewis, fuoriclasse dell’atletica leggera che negli Anni ’80 e ’90 costruì la sua leggenda.
Caniggia arrivò in Italia nel 1988, appena ventunenne, scovato dal Verona nel River Plate. Dopodiché tre stagioni con l’Atalanta e il trasferimento alla Roma nel 1992 per 13 miliardi di Lire. Nel marzo del 1993, però, la mazzata: l’antidoping lo pizzica positivo alla cocaina e ne stronca l’ascesa. Dopo 13 mesi di squalifica va in Portogallo nel Benfica e inizia un lungo girovagare per il globo, con annessa la stagione 1999/2000 da revival in Serie B con il club bergamasco.
Purtroppo, una carriera rovinata da quel vizietto che lo accomunava a Diego, del quale Caniggia racconta nel nostro video alcune delle più straordinarie qualità. La resistenza al dolore, la generosità, il coraggio, la personalità. E chissà quante altre avrebbe potuto raccontarne.
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