2020
Il calciomercato ai tempi del coronavirus: ecco come è cambiato
E’ stata una sessione di mercato atipica nelle tempistiche, nelle operazioni e nelle formule. Pochi colpi, molti leasing e creatività
Il calciomercato ai tempi del coronavirus è cambiato nella forma e nella sostanza, ridimensionato da un’emergenza sanitaria che ha obbligato a rivedere gli investimenti. Il dato più eloquente sono i 630 milioni di acquisizioni con cui chiude la Serie A, esattamente 540 in meno rispetto al 2019. Sono cambiate le tempistiche – con chiusura a campionato inoltrato il 5 ottobre – e le formule, più creative e più dilazionate. Con precedenza ai prestiti e scambi, poche operazioni definitive e il grande colpo della Serie A messo a segno dal Napoli con Osimhen, senza dimenticare Petagna, Rahmani e Bakayoko a poche ore dal gong. La Juve sul finale piazza il colpo Chiesa che va a ringiovanire la rosa insieme a Kulusevski, Arthur e Mc Kennie e Morata, fuori Pjanic, Rugani, Pjaca, De Sciglio e Douglas Costa (oltre a Matuidi e Higuain) ma non Khedira.
Mercato di livello per l’Inter che risolve i problemi sulla fascia con Hakimi e ricongiunge il generale Vidal al comandante Conte, l’Atalanta monetizza con Castagne (25 milioni) e Traoré (prenotato dallo United per 40 milioni) e intriga con Lammers, non brilla la Lazio perché Muriqi e Fares certamente non bastano per colmare il gap con la Juventus. Il Milan gioca d’anticipo con Tonali e scommette su Hauge, Brahim Diaz e Dalot, da valutare sul campo la Roma che conferma Fonseca e gli regala l’esperienza di Pedro e la freschezza di Borja Mayoral e Kumbulla oltre a Smalling al fotofinish. I tifosi del Toro si aspettavano decisamente di più da Vagnati, che nonostante Gojak e Bonazzoli sul finale non ha trovato un regista per Giampaolo mentre il Sassuolo affonda per Maxime Lopez e la Fiorentina sacrifica Chiesa per Bonaventura, Callejon, Barreca, Amrabat e Martinez Quarta.