Italia, ecco il marchio di Prandelli - Calcio News 24
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2009

Italia, ecco il marchio di Prandelli

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Dopo il disastro sudafricano di quasi dodici mesi fa, era inevitabile che in casa azzurra avremmo assistito ad un netto e deciso ribaltone.
Era necessario un ricambio generazionale, la rinascita dei valori che hanno sempre contraddistinto il senso di appartenenza alla Nazionale e alla maglia azzurra o semplicemente la necessità  di chiamare giocatori intezionati a dare tutto per l’azzurro.

Dopo lo scetticismo iniziale, è bastato il ritorno alla vittoria (il precedente Lippi-bis era stato condito da ZERO successi nell’anno solare 2010, ndr) per riportare anche sorrisi e serenità  nel clan azzurro: con una partita in meno rispetto alle rivali, l’Italia domina un girone di qualificazione ad Euro2012 dai più considerato come ostico, vista la presenza nel raggruppamento di squadre non altisonanti ma comunque dure da affrontare, come Slovenia, Serbia e Nord Irlanda, con i “verdi” che si sono segnalati come l’unica squadra in grado di arrestare parzialmente la corsa dei Prandelli-boys.
Proprio Prandelli è da considerare come il principale artefice del Risorgimento azzurro (tema in voga nell’anno del 150esimo anniversario dell’Unità  d’Italia), fatto di giovani di belle speranze e di giocatori esperti e ancora intenzionati a sudare le proverbiali sette camicie per il bene della Nazionale.

Restando alle recenti esibizioni dell’Italia, la trasferta non tanto lunga in terra slovena ci ha regalato gli acuti sulle fasce di Maggio e Balzaretti (il primo poco considerato, il secondo addirittura ignorato da Lippi per la spedizione iridata del 2010, ndr), la solidità  della coppia difensiva “made in Juventus” Chiellini-Bonucci, le geometrie di una linea mediana che conta sui piedi buoni di Montolivo e Aquilani e soprattutto il primo sigillo da italiano di Thiago Motta: forse il cursore dell’Inter era il pezzo mancante per il centrocampo azzurro, ora finalmente in grado di esprimersi al meglio anche contro squadre ben schierate al di qua della linea nevralgica del campo.
Passando alla sfida di ieri sera a Kiev, i tanti esperimenti fatti hanno comunque premiato Prandelli, la cui unica pena riguarda lo stop forzato dopo appena un quarto d’ora di Chiellini, uno dei perni insostituibili dello scacchiere italiano: bene hanno fatto tutti i rincalzi scesi in campo contro l’Ucraina, eccezion fatta per Astori, la cui foga per l’esordio in maglia azzurra si è trasformata in una ingenua espulsione per doppia ammonizione, la prima delle quali arrivata pochi secondi dopo il suo ingresso, proprio al posto dell’acciaccato Chiellini.
Per il resto, lodevole la grinta di Nocerino, la fisicità  di Gastaldello, la spigliatezza sulla fascia destra di Santon e soprattutto la capacità  di entrare subito in partita del duo Giovinco-Matri: il primo ha messo a disposizione la sua proverbiale classe, con quel colpo di tacco senza equilibrio che ha smarcato il suo inedito compagno di reparto, abile nell’insaccare la palla del 2-0 nel giorno del suo esordio in maglia azzurra.
Menzione a parte per la coppia che ha giocato dall’inizio la sfida del “Lobanovsky Stadium”, ovvero Gilardino e Rossi: i due hanno dimostrato di meritare un ruolo ben diverso da quello di semplici rincalzi in una Nazionale come la nostra, ma l’essersi fatti trovare pronti all’appuntamento, in condizioni climatiche non proprio ideali, è un altra manifestazione del valore di questi due ragazzi, in vista di un Europeo che non può non vederci protagonisti.

Insomma, sembra prematuro da dire ma l’Italia di Prandelli sembra spiccare il volo verso i lidi che nella storia ci sono sempre appartenuti.
Tutto ciò aspettando sempre i due assi presenti nella manica del commissario tecnico, ovvero Antonio Cassano e Mario Balotelli: quando entrambi torneranno a pieno regime, soprattutto dal punto di vista mentale, sognare qualcosa di grande non sarà  più una chimera…

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