2020
Pioli: «Ibra deve restare, puntiamo all’Europa League. Non immagino un Milan senza Donnarumma»
Stefano Pioli ha parlato sulle pagine di Repubblica toccando tanti temi della stretta attualità rossonera. Le sue parole
Stefano Pioli ha parlato in una lunga intervista sulle pagine di Repubblica. Questi i temi trattati dal tecnico del Milan.
CONFERMA AL MILAN – «I miei genitori mi hanno insegnato a dare il massimo a testa alta, senza guardare troppo avanti. L’amministratore delegato Ivan Gazidis e il fondo Elliott sono stati di parola: mi avevano detto che sarei stato giudicato alla fine. Non aveva senso, né era il mio obiettivo, perdere energie in cose che non potevo controllare».
RANGNICK – «Io non sono proprio andato a vedere come giocavano le squadre di Rangnick, mai. Mi sono concentrato sul mio lavoro con i giocatori, con lo staff, con Paolo Maldini, con Frederic Massara, con i medici, con i fisioterapisti: unità e coesione, nella fase delicatissima del coronavirus. E il club ci ha sempre fatto sentire sicuri».
ESEMPIO MILAN – «Posso dire che abbiamo usato serietà e buon senso. Giocatori liberi per le prime 2-3 settimane, con le famiglie. Poi lavori di gruppo al video, ricondizionamento fisico e al ritorno a Milanello carichi atletici progressivi. Ma soprattutto ci siamo concentrati sulle motivazioni: sapevamo di avere qualità, non sempre dimostrate».
RICHIESTE BOBAN E MALDINI – «Cosa mi hanno chiesto quando mi hanno ingaggiato? Di provarci: secondo loro la squadra poteva ottenere risultati migliori e un gioco convincente».
IBRAHIMOVIC – «In una stagione non tutto fila liscio. Ma lui rende tutto facile. È sbagliato riferirsi all’età, è un professionista al 100%. Ha insegnato ai giovani la serietà, la competitività in ogni singolo allenamento. È il primo ad arrivare e l’ultimo ad andare via. Sono segnali fortissimi. Zlatan ha un grande rispetto dei ruoli. Mi informavo delle sue condizioni atletiche dopo l’inattività. In uno dei quei confronti lui mi disse: tu decidi e io rispetterò sempre le tue scelte. Tutti abbiamo imparato da lui. È l’esempio quotidiano di come si resta ad alto livello. Insegna a non accontentarsi mai».
RINNOVO IBRAHIMOVIC – «Io all’esterno posso sembrare misuratissimo, ma sono molto esigente: le motivazioni c’erano anche prima di Ibra. Però, quando c’è una presenza così carismatica, il compito è facilitato. Lui ha alzato la competitività: per un passaggio sbagliato nel torello si infuria. Paolo, Gazidis, Massara, io, tutti siamo convinti che debba continuare con noi. Dalla trattativa economica è giusto che io resti fuori, ma siamo tutti consapevoli di quello che ha dato».
SCONTRO IBRA GAZIDIS – «Una delle tante dinamiche in una stagione, ma un confronto positivo. Chiarirsi è sempre meglio che fare finta di niente»
RIAVVICINAMENTO GAZIDIS MALDINI – «Il clima è sempre stato di fiducia e di rispetto dei ruoli. C’era solo bisogno di conoscersi meglio e di mettere a disposizione le proprie competenze».
CHAMPIONS LEAGUE – «Il Milan deve tornarci. Però il gap col quarto posto è di 12 punti, non facile da colmare. Bisogna consolidare e migliorare il livello attuale, col bel gioco. Nessun obiettivo va scartato, puntiamo anche all’Europa League: 3 settimane di vacanza e subito il massimo. La squadra giovane è un vantaggio, sappiamo già che cosa ci aspetta: abbiamo preparato bene 12 partite in 40 giorni».
DONNARUMMA – «A 21 anni, l’esperienza l’ha già fatta, nelle ultime partite era addirittura capitano. È già tra i primi 3-4 portieri al mondo e diventerà il migliore. Non immagino neanche il Milan senza di lui».
IDOLI – «Guardiola e Klopp, al massimo livello. Ma non ho preclusioni, prendo spunto da tante situazioni: le palle inattive, ad esempio, le ho prese dall’America di Calì».