2020
Valdano: «Il calcio a porte chiuse favorisce i club forti»
Jorge Valdano ha parlato a La Gazzetta dello Sport del calcio a porte chiuse. Queste le parole del Campione del Mondo 1986
Jorge Valdano ha parlato a La Gazzetta dello Sport dicendo la sua sul calcio a porte chiuse e sulla ripartenza della Bundesliga. Queste le parole dell’argentino Campione del Mondo 1986.
RIPARTENZA – «Viviamo in un momento nel quale c’è un gran desiderio di recuperare la normalità e il calcio ha questo effetto simbolico. C’è uno scrittore colombiano, Faciolince, che questa settimana ha scritto un articolo molto commentato, nel quale sostiene che siamo stati quasi 3 mesi senza calcio e non è successo nulla, siamo sopravvissuti lo stesso. Beh, io sono 3 mesi che non do un bacio ai miei nipoti e sono vivo, sì, però ho dovuto fare a meno dell’impatto emozionale garantito dal bacio ai nipoti. Allo stesso modo abbiamo perso l’impatto emozionale e la passione offerte dal calcio. E aggiungo una cosa, perché tanto non mi può ascoltare: una volta chiesero a Borges a cosa serviva la poesia e lui rispose: “E a cosa servono l’odore del caffè, o un’alba? A renderci più felici”. Fortuna che Borges non mi può vedere applicare le sue frasi al calcio però è così, il calcio è una cosa che aiuta a vivere».
BUNDESLIGA – «Se la sto guardando? Sì, è un altro calcio, senza l’anima che al nostro sport porta la gente. C’è una sensazione insapore, generata da uno spettacolo che non è reale. Dobbiamo fare uno sforzo mentale per capire, o ricordarci, che la partita ha un valore agonistico, che ci sono dei punti in palio. Si fa fatica a vederla come una gara tradizionale. A tutto questo bisogna aggiungere poi il fatto che stiamo vedendo un torneo che ci risulta alieno, e tra l’altro dopo la vittoria del Bayern sul Borussia, per dirla in termini commerciali, la Bundesliga ha perso valore, l’interesse scema ancora di più. Ma sono grato alla Germania perché col rigore ha generato fiducia mostrando che si può tornare a giocare, pur se in circostanze eccezionali. Lo accettiamo perché capiamo che siamo in una situazione d’emergenza, e l’eccezionalità richiede rimedi eccezionali. Detto ciò è chiaro che l’ansia di tornare l’aveva prima l’economia che lo stesso calcio».
PORTE CHIUSE – «Il periodo di analisi è ancora breve però mi sembra che senza pubblico ai forti risulti più semplice battere i più deboli. È più difficile avere una sorpresa perché, per generarla, le squadre meno forti spesso hanno bisogno del proprio pubblico, è più facile che arrivino all’eroismo appoggiandosi sulla propria gente».
INFORTUNI – «Le statistiche sono meno preoccupanti di ciò che ci avevano detto. Mi pare che si siano precipitati nella decisione di ammettere i 5 cambi pensando di attenuare il rischio di infortuni. Dirò di più: il ritmo delle partite mi sembra più vivo di ciò che pensavo considerando che non hanno avuto alle spalle la palestra delle amichevoli. Vedremo cosa succederà in Spagna, viste le temperature e la frequenza delle gare».