Schira (Il Giornale): «Un nuovo calciomercato, tra Pogba, Ibra e Lautaro» - ESCLUSIVA - Calcio News 24
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2020

Schira (Il Giornale): «Un nuovo calciomercato, tra Pogba, Ibra e Lautaro» – ESCLUSIVA

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Nicolò Schira fa una panoramica sulla prossima sessione di calciomercato, allargando la prospettiva all’emergenza Coronavirus

Nicolò Schira, giornalista sportivo de Il Giornale e grande esperto di calciomercato, è intervenuto ai microfoni di Calcionews24 in esclusiva. Ecco la sue opinione sulla prossima sessione di calciomercato, tra i colpi che potrebbero concretizzarsi, e sulla situazione emergenza Coronavirus nel calcio europeo.

Dopo le ultime schermaglie tra Governo e Lega Serie A, a partire dalla ripresa degli allenamenti fino al campionato, pensa ci siano le condizioni per ripartire?

«Siamo nel pieno delle schermaglie, l’attualità cambia ogni 6/7 ore e le prospettive si ribaltano. Le parole di Spadafora (ieri, ndr) sono state chiare, se non verrà cambiato il protocollo, e se non ci saranno le garanzie, è difficile si possa ripartire. Ovviamente la Serie A, tranne Cairo e Cellino che fanno muro e appoggiano le mozioni prima presentate da Malagò e poi da Spadafora, spinge per giocare. Ballano più di 230 milioni di euro per i diritti tv, soldi non necessari ma fondamentali per alcuni club, quindi la Serie A farà di tutto per ripartire. Ovviamente, in ossequio ai diktat della UEFA, i tempi stanno diventando molto stretti. Parliamoci chiaro, è vero che la Serie A vorrebbe giocare ogni 3 giorni, ma tra la revisione del protocollo e i test seriologici, tamponi, servono quattro settimane, anche per far ritrovare un minimo di condizione ai giocatori che è vero che si stanno allenando a casa, ma non è la stessa cosa; se si vuole chiudere entro il 3 agosto, non escludo che possa tornare in auge il piano B, ovvero disputare i playoff e i playout. Come detto dall’UEFA, si usi la formula che ognuno preferisce basta che venga stilata una classifica finale. Per quello che filtra, mi arrivano voci dal Governo, Spadafora tiene duro perché secondo lui (ma anche secondo molti italiani come si evince dai sondaggi) non ci sono le condizioni per ripartire, almeno nell’immediato».

Andiamo Oltralpe dai cugini francesi. Campionati finiti ufficialmente.

«La Francia ha preso una decisione importante, una scelta chiara. Ci sono tanti interessi in ballo e tanti interessi legati alla classifica. In Francia è stato più facile perché le ultime due erano già staccatissime e il PSG era primo con 12 punti di vantaggio e una partita in meno. I giochi per la vittoria del campionato erano già delineati. In Italia c’è un po’ più di bagarre, soprattutto in chiave Scudetto, motivo per cui Lotito è animato da molte battaglie. Ma dal suo punto di vista è comprensibile, poiché la Lazio è in piena lotta per lo Scudetto e sul campo ha tantissime chances di conquistare il tricolore, pur giocando tra un mese o a settembre».

La Bundesliga invece potrebbe riprendere entro fine maggio.

«Non regge il paragone tra le diverse situazioni. Diciamo che bisogna guardare soprattutto come la pandemia si è abbattuta sui vari Stati, purtroppo in Italia è stata molto violenta. La Germania va dritta per la sua strada, la Spagna sta cercando in qualche modo di ripartire verso fine maggio, l’Inghilterra aspetta. Le situazioni sono differenti. Io credo che in nome della salute non c’è interesse economico che tenga. Vero è che bisogna terminare in qualche modo le stagioni, sarebbe meglio dare dei verdetti sul campo piuttosto che a tavolino, però si possono trovare delle formule alternative. Se tutto dovesse andare per il meglio, si potrebbe pensare ai playoff e ai playout. Non era tutto sommato nemmeno sbagliata l’idea di Galliani, quella di giocare nell’anno solare perché i Mondiali del 2022 in Qatar si giocheranno a dicembre. La proposta di Galliani aveva un senso nella sua illogicità perché sarebbe stata davvero una rivoluzione copernicana per come siamo abituati, ma può avere un senso per queste due stagioni e per il momento. La UEFA però vuole i verdetti entro inizio agosto. I dati dell’emergenza Coronavirus sono leggermente migliorati, però ogni giorno abbiamo tanti contagiati e tante vittime. La situazione non è ancora arrivata al punto di snodo. Poi c’è un altro problema: dove si giocherebbe? Si può giocare in alcune città del Sud, che per fortuna hanno avuto meno danni da questa pandemia, ed avrebbe un senso. La prospettiva di giocare a Bergamo, a Milano, a Torino, in Emilia, dove tuttora, la situazione è molto complicata, mi crea molte perplessità ma come le crea, penso, a molti addetti ai lavori».

Come cambierà dunque il calciomercato, alla luce dell’emergenza Coronavirus?

«Io credo che comunque i grandi club faranno i loro investimenti importanti, i loro acquisti e le loro manovre. È chiaro che ci sarà una riduzione delle valutazioni dei cartellini che si erano impennati con le operazioni Mbappè e Neymar al Psg, che avevano alzato l’asticella. Probabilmente si andranno a toccare anche gli ingaggi. Ci saranno dei gravi problemi per le categorie inferiori, vedo la Serie C in gravissime condizioni e anche la Serie B deve stare attenta. In Serie A tutto sommato ci sono grandi imprenditori, magari ci saranno investimenti inferiori sul costo dei cartellini, magari assisteremo a più scambi e operazioni in sinergia, però credo che i grandi club riusciranno a superare questo momento. Le piccole società invece dovranno fare attenzione perché comunque l’emergenza ha colpito le aziende in questi mesi, con tante perdite per i piccoli imprenditori. Sarà difficile far sì che continuino ad investire in maniera massiccia nel mondo del calcio, ci sono tante società che rischiano di finire in mezzo ad una strada; già succede ogni anno, a maggior ragione in questo momento».

Se dovesse fare un nome in entrata e in uscita per il mercato della Juventus?

«Sicuramente la prima scelta è un grande centrocampista, una mezzala che abbia gol nei piedi, una grande forza fisica. Inutile nascondere che il grande sogno, che poi sogno non è perché i contatti stanno andando avanti in questo senso, è quello di riportare a Torino Paul Pogba. Paratici ci sta provando con pedine di scambio, come Ramsey e Douglas Costa, ed è suo il nome in entrata. Per quanto riguarda il nome in uscita credo che, dopo l’arrivo di Kulusevski, ci sia un po’ di affollamento sulle corsie offensive di giocatori che hanno quelle caratteristiche, e credo che uno tra Bernardeschi e Douglas Costa possa essere di troppo. Douglas Costa piace tanto a Sarri ma potrebbe essere una pedina di scambio importante. Non mi meraviglierei invece se andasse via Bernardeschi perché ultimamente ha trovato poco spazio. Non dimentichiamoci che questo è l’anno che va all’Europeo: è vero che Mancini lo ritiene un giocatore importante ma se Bernardeschi dovesse giocare pochissimo, rischia di perdere l’Europeo».

Mario Götze potrebbe davvero arrivare in Italia? Si parla di Lazio, e negli ultimi giorni anche di Roma,

«È  un giocatore che va a scadenza e viene proposto, ma è comunque un’operazione onerosa. Bisognerà capire cosa succederà alla Roma a livello societario, se arriverà Friedkin o se rimarrà Pallotta, che vorrebbe tagliare gli ingaggi del 30% e ridurre gli investimenti. Sul fronte Lazio, Tare ci ha insegnato che questi colpi è capace di estrarli dal cilindro, però in questo momento faccio a fatica a vederlo nella Lazio, con tutto il rispetto per Götze che è un giocatore capace di essere decisivo anche in una finale del Mondiale. Alla Lazio c’è un Immobile intoccabile, Correa, Caicedo che ha fatto bene, Luis Alberto; sono tanti i giocatori offensivi. Fermo restando però che la Lazio farà la Champions, sarà impegnata su tre fronti importanti quindi ci sta che vada alzare la competitività della rosa anche nei non titolarissimi. Ad oggi quello di Götze è più un nome proposto che in arrivo, ma al momento è normale».

Tiene ancora banco la prospettiva di vedere Lautaro Martinez al Barcellona. Cosa pensa in merito alla questione?

«Il Barcellona è da mesi che lo corteggia, gli ha offerto un contratto incredibile da 10 milioni più premi per cinque anni. Lui all’Inter guadagna 2,2 milioni più bonus, quindi è abbastanza evidente come vada a guadagnare cinque volte tanto in Spagna. È altrettanto evidente però che al momento l’Inter tiene duro, non vuole inserire tante contropartite. Ha una clausola rescissoria di 110 milioni e il Barcellona deve pagarla. Ovviamente il Barcellona, complici anche le difficoltà per alcune cessioni di giocatori che non rientrano più nei piani come Rakitic e Coutinho, vorrebbe uno sconto, difficile da ottenere. Io credo che l’Inter vogliamo almeno 85-90 milioni, più una o due contropartite. I soldi poi li andrebbe ad investire su un grande centrocampista, un esterno e ovviamente sull’erede di Lautaro».

Ibrahimovic, alla fine, resterà ancora al Milan?

«Bisogna capire se collimeranno i progetti di Ibrahimovic e del nuovo assetto manageriale e della panchina, perché Pioli non resterà nel Milan. Si dovranno incontrare, resta da capire quando sarà possibile, lockdown e quarantene permettendo. Ibrahimovic vuole continuare a giocare, ha delle richieste economiche importanti perché il suo ingaggio balla tra i 5 e i 6 milioni di euro, però per la spending review societaria e per l’ennesimo anno fuori dalla Champions, il Milan difficilmente a quelle cifre è intenzionato a rinnovare. Secondo me se Ibra dovesse abbassare le pretese, il Milan potrebbe trattenerlo, viceversa vedo abbastanza improbabile la sua permanenza in rossonero. Si devono ancora parlare, perché abbiamo visto in tante trattative quanto siano importanti i faccia a faccia; magari il nuovo corso del Milan, con Rangnick in panchina o chi per lui, riuscirà ad entusiasmare Ibra e potrebbero venirsi incontro con uno stipendio da 4 milioni all’anno. Il tetto ingaggi del Milan per il nuovo corso si stanzierà sui 2,5 milioni di euro, però è ovvio che qualche strappo alla regola si farà. È tutto ancora prematuro e in stand-by, però credo che venendosi incontro si possa pensare alla permanenza dello svedese».

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