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2020

Calcagno (vice presidente AIC): «I calciatori vogliono terminare il campionato»

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Calcagno Serie A

Umberto Calcagno, vice presidente dell’AIC, ha parlato sulle pagine del Corriere dello Sport della ripresa del campionato

Umberto Calcagno, vice presidente dell’AIC, ha parlato sulle pagine del Corriere dello Sport della possibile ripresa del campionato. Le sue parole.

RIPRESA – «Bisogna tornare a giocare, lo dobbiamo a noi stessi e al calcio. Noi faremo la nostra parte ma il conto non possono pagarlo solo i calciatori. Quando? Non possiamo saperlo, ma abbiamo la responsabilità di lavorare ogni giorno per creare le condizioni per riprendere la stagione e portarla a termine regolarmente. È quello che stiamo facendo con la Fifpro, il sindacato mondiale, che è interlocutore di Fifa e Uefa, per capire quali tecnicismi adottare per programmare anche la prossima stagione».

CALCIATORI – «Se vogliono chiudere la stagione? Sì. È una questione di responsabilità del sistema sportivo. Se non sarà possibile, sarà solo per colpa dell’emergenza. Ma noi ci auguriamo di uscire presto dalla crisi, quando si tornerà a parlare di calcio giocato sarà un segnale importante per il Paese».

MODELLO JUVE STIPENDI – «Non è replicabile? Vero. Alla Juve non c’è nessun contratto in scadenza al 30 giugno, è risaputo che con alcuni calciatori (Chiellini, Buffon e Matuidi, ndr) c’era già l’accordo per il rinnovo. E comunque ricordiamoci che è difficile trovare una sintesi anche all’interno della stessa squadra: ci sono situazioni disomogenee. Il problema però è un altro».

STIPENDI CALCIATORI – «C’è troppa demagogia sugli stipendi dei calciatori, da parte di tutti. Noi calciatori facciamo la nostra parte, ma tocca anche agli altri soggetti del sistema calcio che è arrivato a questa emergenza con i conti non in ordine. Questa crisi deve essere l’occasione per riequilibrare il sistema e riformarlo».

RICHIESTE DELL’AIC – «Una nuova distribuzione delle risorse, visto che siamo il sistema più sperequato che ci sia in Europa. Parlo di squilibri sia all’interno della Serie A che tra la A e le altre leghe con l’attuale ripartizione stabilita dalla legge Melandri. Per questo vogliamo il Fondo di solidarietà: il 10% di una mensilità lorda deve servire a tutelare i redditi più bassi, penso a chi è al minimo federale ma anche alle ragazze di A e B, ai giocatori di calcio a 5, che sono professionisti di fatto perché vivono di calcio. Ma, ripeto: serve una riforma strutturale, non la soluzione temporanea a un’emergenza».

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