2009
Sempre più in basso
Storpiando leggermente lo slogan di una celebre pubblicità , che aveva come testimonial il compianto Mike Bongiorno, mettiamo agli atti l’ennesimo fallimento delle formazioni italiane impegnate nelle coppe europee.
Già a dicembre avevamo salutato prematuramente quasi tutto il gruppone azzurro che ha partecipato all’Europa League, mentre è bastato il primo round della fase ad eliminazione diretta di entrambe le competizioni per farci tornare a mettere le mani ai capelli.
In principio fu il Napoli, squadra capace di incantare e stupire in campionato ma mai altrettanto brillante in campo continentale. Già l’accesso ai sedicesimi era stato particolarmente travagliato, con il pass giunto solo grazie al gol di Cavani al 90′ della sfida contro lo Steaua Bucarest, poi il sorteggio ha messo di fronte agli azzurri il Villarreal di Pepito Rossi: 0-0 al San Paolo al termine di una gara poco divertente, tutto il contrario di quanto è avvenuto sette giorni dopo al Madrigal, con i partenopei in vantaggio con Hamsik e beffati nel finale di primo tempo dal gol di Nilmar e dalla deviazione di Campagnaro sul tiro scoccato proprio da Rossi.
Questa settimana, invece, ci ha “regalato” l’uscita di scena per due delle tre squadre italiane presenti allo start degli ottavi di Champions League, ovvero Roma e Milan.
L’esibizione dei giallorossi a Donetsk ha assunto pian piano le dimensioni di una clamorosa figuraccia, con una squadra, come lo Shakhtar, non certo composta da fenomeni, capace di surclassare i capitolini e di mettere presto da parte i propositi di ri-Montella (così ribattezzata dai tifosi romanisti): nonostante le secche smentite, è inevitabile riscontrare un certo tasso di nervosismo da parte dei giocatori, e la fuga di Adriano verso il natìo Brasile sembra ribadire la mancanza di una linea univoca all’interno dello spogliatoio, con la quale uscire da questo momentaccio; capitolo a parte dedicato a Marco Borriello, fuggito da Milano alla ricerca di una squadra in cui essere protagonista e in parte artefice del crollo giallorosso.
Passando al Milan, è bastato un errore, quello di squadra sul gol di Crouch a San Siro, per vedere materializzarsi l’ennesima eliminazione prematura.
I rossoneri hanno sfiorato tante volte il gol all’andata (lo avevano anche trovato con Ibra ma fu annullato, ndr) e hanno giocato meglio del Tottenham a White Hart Lane, forse anche a causa delle intenzioni degli Spurs di badare a mantenere il risultato favorevole ottenuto sul prato di San Siro.
Anche il Milan, come in passato è successo a Juventus, Inter e Barcellona, paga la scarsa brillantezza nelle partite che contano di Zlatan Ibrahimovic, davvero spento al cospetto dei giganti Dawson e Gallas, al contrario di un brioso Pato e di un Robinho vivace ma clamorosamente impreciso sottoporta.
In attesa dell’Inter, pronta a ribaltare lo 0-1 di San Siro contro un Bayern Monaco pieno di problemi, siamo costretti a celebrare l’ennesimo funerale del calcio italiano, e poco importa se ieri l’Italia ha guadagnato due posizioni nel ranking FIFA: se non fosse stato per il favoloso triplete messo a segno nella scorsa stagione dai nerazzurri, parleremmo di una nazione che non celebra la conquista di un trofeo continentale da ormai quattro anni (Milan campione d’Europa nel 2007) e che da allora ha portato solo una squadra in semifinale considerando entrambe le competizioni (Fiorentina eliminata nella semifinale di Coppa UEFA del 2008).
Occorre svegliarsi, e la perdita di un posto a vantaggio dei club tedeschi dovrebbe essere un buon motivo per farlo.