2020
Jacobelli: «Serie A? Deve prevalere il buonsenso. Bergamo rialzerà la testa» – ESCLUSIVA
Il direttore di Tuttosport, Xavier Jacobelli, ha parlato in esclusiva ai microfoni di Calcionews24 del momento che sta vivendo l’Italia e la Serie A
Il direttore di Tuttosport, Xavier Jacobelli, ha parlato in esclusiva ai microfoni di Calcionews24.com del difficile momento che sta vivendo l’Italia e in particolar modo la sua città natale Bergamo. Jacobelli ha inoltre esposto il suo pensiero sul caos che regna in Lega Serie A. Le sue parole.
Direttore come sta e come è cambiato il lavoro a Tuttosport da qualche settimana a questa parte?
«Io sto bene grazie mentre il lavoro a Tuttosport è cambiato radicalmente. Su un organico complessivo di 35 persone la stragrande maggioranza lavora da casa. C’è un nucleo molto ristretto di colleghi che presidiano il giornale anche perchè per la scelta dei servizi, per il coordinamento e per la chiusura del giornale un nucleo di persone in redazione è fondamentale. Quelli che lavorano da una postazione remota stanno dando il massimo e li ringrazio».
A livello di contenuti e in assenza di eventi agonistici come è cambiato il giornale?
«È un giornale molto più ricco di approfondimenti, di storie dello sport. C’è una parte ludica con il quiz sportivo composto da 30 domande. Abbiamo un filo diretto con i lettori, e questo ci fa particolarmente piacere, perchè veniamo inondati di foto dei tifosi e di come vivono la quarantena. Insomma un giornale che è completamente cambiato e che fa i conti con il coronavirus e i suoi effetti. Al tempo stesso il fatto che gli edicolanti siano rimasti aperti significa per noi che un punto fondamentale del nostro lavoro sia rimasto salvaguardato perchè senza di loro il nostro lavoro sarebbe inutile. Per questo abbiamo fatto una serie di interviste agli edicolanti che mantengono aperto il loro esercizio e consentono ai cittadini di informarsi dalla carta stampata. Risorsa più che mai preziosa e autorevole in questo periodo rispetto a certe panzane che ho letto sul web».
Direttore, possiamo solo immaginare il legame che ha con la città di Bergamo, che sta pagando a carissimo prezzo questa emergenza. Cosa si sente di dire ai bergamaschi?
«Su Tuttosport abbiamo dato molto spazio all’iniziativa di Federica Percassi che è stata travolta da messaggi e foto. Io sono bergamasco purosangue e si può facilmente immaginare cosa significhi per me e la mia famiglia questo momento. Bergamo è la città del dolore e della sofferenza in questo momento. Le immagini dei convogli militari che portavano via dal cimitero monumentale le salme che non potevano essere cremate, sono state immagini scioccanti che non dimenticheremo mai. La gente di Bergamo è gente che reagisce e non si arrende mai. Non è un caso che il mantra sia “Mola mai”, nonostante l’autentica ecatombe (ufficialmente oltre 700 vittime). È una situazione drammatica, però sono assolutamente convinto che la città, la provincia e i bergamaschi rialzeranno la tesa. Non mollano, è nel DNA dei bergamaschi di non arrendersi di fronte a nessuna difficoltà».
In più c’è il rapporto profondo con l’Atalanta…
«Certo. L’Atalanta stava vivendo la sua stagione più esaltante ed è in prima fila per le iniziative di solidarietà per l’ospedale di Bergamo così come Gasperini, Percassi, i giocatori, tutta l’Atalanta ha dato contributi molto concreti alle varie iniziative per le strutture ospedaliere. Poi vorrei ricordare cosa hanno fatto i tifosi agli albori di questa maledetta emergenza. Il denaro che sarebbe stato speso per la trasferta di Valencia (70mila euro) è stato devoluto immediatamente all’ospedale di Bergamo».
Nell’assemblea di Serie A quali decisione si auspica venga prese?
«Mi auspico che prevalga il buon senso. Francamente quello che è avvenuto a cavallo tra il 29 di febbraio e il 9 marzo non sta né in cielo né in terra. Il calcio di Serie A sa benissimo che cosa significhi il Coronavirus ma in questo momento la cosa più importante è la salvaguardia della salute dei giocatori. Ho apprezzato le parole di Zenga (se necessario giocheremo anche a ferragosto ndr) e questo è quello che deve fare il sistema calcio italiano. Premesso che ad oggi nessuno di noi può fare previsioni sull’evoluzione della situazione sanitaria, perchè sappiamo benissimo che la strada sarà molto lunga e nessuno può fare previsioni. Per questo motivo è impossibile stabilire quando e se la Serie A riprenderà. Vedremo che decisioni verranno prese ma intanto mi auguro che tutti i club interessati antepongano la salute dei giocatori».
Coronavirus che porterà profondi cambiamenti nel calcio mondiale…
«È importante che il sistema calcio si renda conto che niente sarà più come prima, a partire dalle spese pazze di questi anni. Ci sarà un ridimensionamento degli ingaggi visto che Gravina ha ipotizzato a ragion veduta perdite pari a 700 milioni. Il Coronavirus ha già cambiato i nostri stili di vita. Nessuno avrebbe pensato di arrivare a questo punto. La Premier League sospesa fino al 30 di aprile ma si andrà oltre sicuramente».
E le coppe europee non sono esenti da questo radicale cambiamento
«Certamente. Qualora noi ricominciassimo a maggio, come tutti noi ci auguriamo, nelle coppe europee le squadre italiane in lizza dovranno affrontare squadre di paesi che purtroppo sono in ritardo di 2-3 settimane rispetto alla virulenza del virus. Quindi se tanto ci dà tanto dobbiamo pensare che questo virus provocherà conseguenze molto serie anche in questi paesi. È difficile pensare che tutti i paesi impegnati nelle copee europee riescano simultaneamente a guadagnare una condizione di salute accettabile per giocare. Abbiamo sulla testa un grande punto interrogativo: dall’Europeo che la Uefa ha rinviato, all’Olimpiadi che non si sa se si svolgeranno. È auspicabile che in sede di Lega le società prendano decisione basate sul buon senso e non prevalgano più le polemiche».
Secondo lei lo scudetto dovrebbe essere assegnato con la regolare conclusione del campionato o tramite playoff?
«Io preferirei che il campionato arrivasse alla sua conclusione con tutte e 38 le giornate giocate. È evidente che dal punto di vista sportivo sarebbe il modo più efficace per riconoscere chi sarà stato più bravo degli altri. Se torneremo a rivedere le partite, magari a porte chiuse, la soluzione più adatta sarà finire il campionato anche a costo di sforare oltre il 30 giugno».
Direttore, che idea si è fatto sullo squallido teatrino andato in scena negli ultimi giorni sulla ripresa degli allenamenti?
«Queste sono le domande che si pongono tutti gli appassionati di calcio non adusi alle manovre di palazzo. Francamente l’idea di ricominciare ad allenarsi quando ci sono questi numeri di morti e contagiati non è pensabile. In più ci sono diversi giocatori che sono positivi, che hanno bisogno di tempo per recuperare. Bisogna davvero salvaguardare la salute delle persone. In questo momento il calcio, il campionato e le coppe passano in secondo piano come ha detto Gomez. Siamo in una situazione di emergenza, tutto il resto è fuffa. Non ci serve, bisogna pensare alla salute degli atleti attenendosi alle disposizioni che ci sono state impartite».
Sul taglio degli stipendi dei calciatori, che sta creando non poche polemiche in Italia, cosa ne pensa?
«Io penso che Tommasi abbia detto una cosa ragionevole. In questo momento in primo piano c’è la ripresa degli allenamenti e del campionato. È certo che questo sarà un argomento da affrontare perchè se il sistema prevede una perdita complessiva di 700 milioni di euro, è chiaro che per ripartire tutti dovranno fare sacrifici. Penso che anche i calciatori non si sottrarranno a questi sacrifici e sicuramente il mondo che ci aspetta dopo la pandemia, sarà un mondo completamente nuovo. Tutti i parametri cambieranno per forza di cose».
Tra qualche mese ricomincerà il calciomercato, quanto pensa sarà condizionato dal Coronavirus e che tipo di mercato vedremo?
«Sicuro circoleranno pochi soldi. Sarà un mercato al tempo dell’emergenza, che dovrà prendere atto che la liquidità scarseggerà e quindi dovrà comportarsi di conseguenza. Sotto questo aspetto qui penso che la fantasia degli operatori di mercato sarà aguzzata e soluzioni saranno trovate. Bisognerà fare di necessità virtù».