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Milan, Redondo e il suo calvario: «Guarii con una tecnica vietata in Italia»

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Il centrocampista argentino Redondo ricorda gli anni difficili al Milan: «Mi tolsero tutto il sangue dalla gamba con un laccio emostatico»

Nonostante con il Milan abbia potuto giocare appena 33 gare totali in 4 anni, i tifosi rossoneri ricordano sempre con simpatia e nostalgia Fernando Redondo, centrocampista dotato di una tecnica cristallina e particolarmente sfortunato per essersi rotto il legamento crociato del ginocchio. L’argentino ha ricordato il calvario degli anni rossoneri in un’intervista ai microfoni del quotidiano argentino “La Nación”.

«Prima di trasferirmi a Milano avevo fatto il precampionato con il Real Madrid. – ha ricordato – Ma al Milan era tutto diverso: allenamenti duri, con molti carichi e molto lavoro di forza. Non dissi nulla, anche un po’ per orgoglio. Ma ero morto muscolarmente. Avrei dovuto fare un adattamento progressivo, tuttavia l’ho capito solo dopo. E facendo una giocata mi ruppi il legamento crociato…».

Per l’argentino fu una vera odissea: «La prima operazione non è andata bene, – ha rivelato Redondo – sono stato operato da un medico italiano che era intervenuto con altri giocatori del Milan, ma non era uno specialista del ginocchio. Il problema non fu tanto nell’operazione ma che nel recupero il ginocchio mi gonfiava e mi faceva male. I medici dicevano che dovevo superare la barriera del dolore. Diventava sempre più difficile, alla fine il ginocchio si è infiammato e la situazione stava peggiorando».

«Chiesi alla società di non pagarmi lo stipendio fino a che sarei tornato giocare. – ha proseguito l’ex rossonero – Avevo bisogno di lasciare Milanello perché tutti mi chiedevano quando sarei tornato e io non sapevo cosa dire. Se tutto questo fosse successo a Madrid, sarebbe stato diverso, perché aveva già dato tanto per il club. Ma a Milano non ero stato in grado di giocare nemmeno un minuto. Era una situazione terribile».

Poi, per fortuna, tutto si è risolto, anche se in maniera molto rocambolesca: «Decisi quindi di consultare i migliori specialisti del ginocchio in tutto il mondo. Il Prof. Martens ci diede molta sicurezza. Su sua indicazione utilizzai una tecnica chiamata Bier Block, vietata in Italia che ha agito sul mio sistema nervoso centrale per rompere il ricordo del dolore».

Qui il racconto di Redondo si arricchisce di dettagli: «In sala operatoria mi sollevarono la gamba, mi tolsero tutto il sangue con un laccio emostatico sotto l’effetto dei farmaci. Il rischio era che se qualcosa di quello fosse andato al cuore, avrei potuto avere un problema. In quel modo sono stato in grado di superare la soglia del dolore e lavorare sulla riabilitazione. Ho fatto tutto. Mi portarono a Knokke, una località turistica estiva nel nord del Belgio, ma in inverno! Vedendo che potevo superare il dolore e l’infiammazione, ho dato il massimo, sono stato in grado di recuperare e giocare per altri due anni».

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