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Emre Can sull’esultanza di Ronaldo: «Visto il gesto di Simeone, ha fatto bene»

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Il centrocampista tedesco elogia Allegri per la partita contro l’Atletico Madrid: «Il mister è stato un genio, il suo piano è riuscito appieno»

Emre Can ha concesso una lunga intervista alla Bild nella quale ha affrontato diverse tematiche.

SULLA VITTORIA CON L’ATLETICO – «Tatticamente non avevo mai giocato così, passavamo in continuazione dalla difesa a tre a quella a quattro. È stata una mossa geniale di Allegri, da giocatore di scacchi e il suo piano è riuscito appieno. Per la prima volta nella storia del club abbiamo ribaltato una sconfitta per 2-0 in Champions. Al termine della partita nello spogliatoio si respirava emozione pura, come raramente l’avevo provata prima».

SULLA PRESSIONE IN CHAMPIONS – «Da fuori è difficile capire quanta pressione avessimo addosso dopo la gara d’andata con l’Atletico Madrid, fra le due partite si percepiva tensione per la città. Non in molti credevano in noi, ma volevamo mandare un segnale al mondo e far sapere a tutti che ci siamo ancora. Vogliamo vincere la Champions».

SUL GESTO DI RONALDO – «Non voglio valutare il suo gesto, ma dopo quello di Simeone all’andata va detto che uno come Ronaldo, vista la prestazione, è autorizzato a rispondere ed esultare come vuole. Tutti nello stadio sapevano a chi fosse indirizzata l’esultanza. Mi trovo benissimo con lui, sono stato contentissimo per la sua tripletta perché all’andata per lui non era stato facile. Ha dovuto ingoiare diversi bocconi amari e voleva rispondere, il modo in cui lo ha fatto, con quella tripletta, è però incredibile».

SU RONALDO COME PROFESSIONISTA – «Di Ronaldo posso dire che è un tipo tranquillissimo, con i piedi per terra. Non ostenta aloni da star e mi impressiona molto, è il primo a salutare, ringrazia per qualsiasi cosa. Non si comporta così solo con noi compagni, ma anche con tutti i massaggiatori, gli allenatori, ecc. La gente sarebbe sorpresa di vedere quanto è normale».

SULLA NAZIONALE – «Non voglio commentare la mancata convocazione, tocca ad altri farlo. All’estero le mie prestazioni vengono valutate in maniera diversa rispetto alla Germania, ma il mio obiettivo resta quello di essere titolare della nazionale e diventare un leader della squadra. Ho giocato la finale di Champions, per questo ho sperato fino all’ultimo che Low mi convocasse per il Mondiale, ma ero stato indisponibile per due mesi e la decisione va accettata».

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