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Mihajlovic svela un retroscena: «Con la Juventus era fatta, poi Conte rimase»
Mihajlovic ammette di non essere stato ad un passo solo dalla Juventus: «L’Inter negli anni l’ho sfiorata così tante volte che ho perso il conto»
L’allenatore del Bologna Sinisa Mihajlovic ha rilasciato una lunga intervista alla Gazzetta dello Sport nel giorno del suo compleanno: «La soddisfazione più grande oggi come allenatore è il rapporto con i giocatori dovunque sia andato. Le lacrime che hanno versato quando sono andato via, il rispetto che non è mai mancato, la stima anche di chi ho fatto giocare poco. Perché posso sbagliare scelte, ma sono diretto, leale e mi comporto da uomo. Ho una personalità forte, sono serbo dalla testa ai piedi, con i pregi e difetti del mio popolo orgoglioso. Ma so ammettere gli errori, chiedere scusa e accetto sempre il confronto. Vengo considerato un duro, è vero. Ed è meglio se non mi fai incazzare».
Sul Mihajlovic calciatore – «La carriera da calciatore è stata unica: la Champions, gli scudetti, le vittorie. Forse potevano essere di più e mi chiedo se giocassi oggi quanto potrei valere. Ma dal pallone ho avuto tanto. Sono felice così».
Sulle punizioni – «Sarò presuntuoso, ma nessuno le calciava come me. Chiedetelo ai portieri, decidevo all’ultimo passo della rincorsa dove tirare. Ancora oggi a 50 anni tolgo la ragnatela dall’incrocio. Io e Pirlo abbiamo il record di gol in A, ma lui ha giocato più di me. Quanti hanno fatto tre gol su punizione in una gara come me?»
Sulle panchine di Inter e Juventus – «La Juve mi chiamò l’ultimo anno di Conte, andai nella residenza degli Agnelli con Marotta e Nedved. Era tutto fatto. Ma alla fine Conte decise di restare. Salvo dimettersi due mesi dopo. Io ero rimasto alla Samp e a Torino è andato Allegri. L’Inter negli anni l’ho sfiorata così tante volte che ho perso il conto. A Bologna ho cominciato la carriera da allenatore, considero Bologna una ripartenza: farò di tutto per salvarli».