La corsa di Calhanoglu ad abbracciare Gattuso, dopo il gol all’Atalanta e lunghi mesi di critiche, è la vera forza di questo Milan

Una stagione in una diapositiva, o giù di lì. Un’immagine immortalata questa sera a Bergamo, la stessa in realtà già ammirata a San Siro il mese scorso nel match contro la Spal. Cambiano solo gli interpreti, non certo l’attore protagonista. Ieri Higuain e oggi Calhanoglu, con più d’un tratto in comune: dalle tante critiche ad un gol liberatorio, dal paterno ruolo di Gattuso nei momenti più difficili ad un abbraccio con lui a bordo campo che sintetizza meglio ogni altro affresco il rapporto dei giocatori rossoneri con il tecnico.

Ovvero l’attore protagonista di cui sopra, allenatore insospettabilmente preparato ma anche e soprattutto psicologo attento ad ogni sfumatura. Il vero artefice di una classifica che, in casa Milan, è adesso tanto lusinghiera quanto inattesa. O, quantomeno, per nulla scontata. Perché in lotta per il quarto posto ci sono rose con ogni probabilità più accreditate di quella rossonera – al saldo di un brillante mercato invernale che ha spostato l’ago della bilancia con Paquetà e Piatek -, ma dalle quali i rispettivi condottieri non stanno riuscendo a cavar fuori il sangue dalla propria rapa come invece sta facendo Gattuso in rossonero…

@DanieleGalosso