2018
La Gazzetta al vetriolo: «Nedved incaricato di sminuire Marotta»
Nella polemica a distanza di questi giorni tra il vice-presidente della Juve Nedved ed il neo-a. d. dell’Inter (ed ex bianconero) Marotta si inserisce La Gazzetta dello Sport così…
Sono stati giorni ricchi di polemica in casa di Juventus e Inter. A dare il via sabato sera Pavel Nedved, vice-presidente bianconero, con una frase sibillina nei confronti dell’ex amministratore delegato della Vecchia Signora Beppe Marotta passato da qualche giorno ufficialmente in nerazzurro: «Forse non è mai stato juventino». Apriti cielo, perché nelle ore seguenti non sono mancati gli attacchi sia nei confronti del dirigente ceco, sia nei confronti di Marotta stesso. Ieri poi Nedved e l’ex collega si sono nuovamente incontrati alla cerimonia del Golden Boy 2018: l’ex centrocampista bianconero ha utilizzato parole tutto sommato concilianti nei confronti del nuovo a. d. interista, che ha incassato il colpo porgendo l’altra guancia. Tutto rientrato? Non per La Gazzetta dello Sport che stamane in un articolo a firma di Sebastiano Vernazza non ha lesinato critiche…
«Non si può far finta che nulla sia successo – ha scritto tra le altre cose il giornalista della rosea – . Perché la Juve ha sentito la necessità di punzecchiare Marotta nei giorni del suo insediamento all’Inter? Forse perché ha accusato il colpo, perché aveva (ha) l’esigenza di prendere le distanze da un dirigente che è passato alla massima società concorrente, la “nemica odiatissima”. Le spiegazioni fornite da Nedved non convincono. Quando Marotta era amministratore delegato della Juve, si comportava da juventino, rivendicava gli Scudetti che la Signora non ha più in bacheca per via di Calciopoli. Risolto il contratto a Torino, per lui un altro giorno è cominciato a Milano. Marotta è un manager, appartiene al mondo dei professionisti, “tifa” per chi lo stipendia, e fa specie che la Juve abbia incaricato Nedved di criticarlo. Ma forse noi siamo ingenui: bisognava dipingere Marotta a posteriori per quello che non è mai stato né sarà mai, un infiltrato, e di riflesso sminuire un po’ il suo operato in bianconero, otto anni di successi». Ahia.
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