2009
Inizia l’era Leonardo: ma è davvero l’uomo giusto?
Era ormai il segreto di Pulcinella da giorni, e quando poco dopo le 19 di venerdì la notizia è stata battuta dall’ANSA e poi confermata anche dal sito ufficiale dell’Inter si sono avuti anche i crismi dell’ufficialità : Leonardo è il nuovo tecnico dell’Inter, ed è l’uomo chiamato a dare lustro ad una stagione che, Mondiale per club a parte, rischia di andare in archivio sotto la voce “annata di transizione”.
La concorrenza del brasiliano nella corsa alla panchina lasciata vacante da Benitez è sembrata in realtà poco più che fumo negli occhi: nonostante siano circolati i nomi, tutti piuttosto forti, di Capello, Spalletti e successivamente dell’interista fino al midollo Zenga, Moratti aveva le idee piuttosto chiare su chi fosse per lui in cima alla lista dei desideri.
Si materializza così quello che solo pochi mesi fa sarebbe sembrato un sacrilegio. Leonardo, quasi un’icona della storia recente del Milan con i suoi tredici anni di onorato servizio alla causa rossonera, passa dall’altra sponda del Naviglio sposando la causa nerazzurra e diventa a tutti gli effetti un nuovo “nemico” per la squadra allenata da Massimiliano Allegri. Dopo i vari “sgarbi” rossoneri con i vari Ronaldo, Vieri e Ibrahimovic, c’è da scommettere che la firma di Leo con l’Inter è stata una pugnalata dritta al cuore di Adriano Galliani, contattato dallo stesso brasiliano poco prima di chiudere con il club di Via Durini.
Comunque sia, non si vive di soli sgarbi, nè tantomeno ci si può costruire sopra una stagione o peggio ancora un progetto. Se la scelta dell’Inter è ricaduta su Leonardo, è perchè evidentemente i vertici nerazzurri (Moratti in testa) hanno inquadrato in lui l’uomo giusto per ripartire. Lo sarà davvero? Difficile dirlo adesso.
Certo è che nella sua unica esperienza in panchina ha dimostrato di essere un tecnico promettente e con idee interessanti, che nella scorsa stagione ha letteralmente cavato il sangue dalle rape, con un Milan che aveva appena perso in un sol colpo Ancelotti, Kakà e Maldini e che non investì un solo euro (ah, a parte la 3Ã?°-4Ã?° scelta Huntelaar..) per potenziare una rosa palesemente deficitaria. Commettendo i suoi errori, sicuramente: i due derby persi malamente e la doppia sfida con Manchester in Champions sono gare che hanno causato travasi di bile anche al più moderato dei tifosi rossoneri, ma che non possono da sole inficiare la bontà del lavoro svolto da Leonardo alla guida del Milan.
Nella nuova avventura che sta per iniziare, il brasiliano non dovrà passare semplicemente da una scrivania alla panchina, ma addentrarsi in un ambiente tutto nuovo e per nulla semplice. Al di là di moduli, tattiche e schemi di gioco, Leonardo dovrà essere bravo a fare quello che il suo predecessore non è mai riuscito a fare: entrare nel cuore del gruppo, farsi amare da calciatori che ancora si sognano Mourinho la notte e che mal digerivano Benitez al punto tale da scaricarlo, costruendo giornata dopo giornata la strada per il suo addio.
Se riuscirà in questo, potrà fare ottime cose e crescere assieme alla squadra. Tuttavia, il sottile filo che generalmente separa il trionfo dal fallimento, in questa particolare situazione diventa sottilissimo: Leonardo, da persona estremamente intelligente quale è, sa benissimo di essere atteso da un compito difficilissimo, e che in entrambe le parti di Milano nessuno farà sconti quando e se la squadra incapperà in periodi poco brillanti.
Sfida ad alto rischio, insomma, che può costituire una svolta importante sia per il futuro dell’Inter che per quello del Leonardo allenatore. I prossimi mesi diranno chi avrà vinto questa sfida, ma una cosa è già pressochè certa: stia pure tranquillo Leonardo, questa volta se non vincerà lo scudetto il suo presidente non dirà che al suo posto lo avrebbe vinto con 5-6 punti di vantaggio..