2018
L’Italia di Mancini dopo sei mesi: pochi gol ma difesa d’acciaio
Gli azzurri sembrano aver trovato la strada giusta sotto la guida di Mancini: rimane da risolvere il problema dei gol
Fortunatamente il 2018 dell’Italia si è concluso con un sorriso. L’1-0, in amichevole, sugli Stati Uniti hanno hanno lasciato in dote alcune certezze alla squadra di Mancini. Intanto, la strada intrapresa è quella giusta. Sono, infatti, tre le partite consecutive che gli azzurri hanno terminato senza subire gol (non accadeva da marzo 2017 e c’era ancora Ventura sulla panchina). Nove partite sotto la gestione Mancini, iniziata il 28 maggio con la partita contro l’Arabia Saudita: due sole sconfitte (di misura contro il Portogallo in Nations League, per 3-1 contro la Francia campione del mondo) ma pure troppi pareggi, quattro, a fronte delle sole tre vittorie.
Otto i gol fatti, otto quelli subiti. Perfetta parità. Curiosamente, sembra un po’ il parallelismo con la sua prima Inter, quella del 2004/05, quando perse solo due volte, vincendo 18 partite e pareggiandone altrettante: ma fu una stagione decisiva per costruire la squadra che poi, con rinforzi e un altro allenatore, conquistò il Triplete nel 2010. In questi sei mesi il Mancio ha dimostrato di aver messo qualche paletto. Il modulo è il 4-3-3 sin da maggio mentre qualche scelta – al netto delle rotazioni in amichevole – è stata presa: Donnarumma portiere titolare, e via libera al doppio regista Verratti-Jorginho.
L’ultimo grande problema rimane quello relativo al centravanti: Balotelli, Immobile, Berardi, Lasagna e pure Kean (un gesto anche simbolico, primo millennial a debuttare con l’Italia) nessuno ha mai convinto, nessuno che si è veramente meritato di indossare la numero 9 dell’Italia. Il ct ha ora tre opzioni: sperare che il momento nero delle punte passi, tentare nuove vie (Cutrone?) o cambiare modo di giocare in attacco.