2018
Caso Iaquinta, furioso il suo avvocato: «Condannato perché meridionale, è razzismo»
L’avvocato di Vincenzo Iaquinta, Carlo Taormina, ha parlato ai microfoni di Radio CRC riguardo la condanna del suo assistito
Carlo Taormina, avvocato di Vincenzo Iaquinta, si è rivolto ai microfoni di “Radio CRC” per parlare della condanna dell’ex calciatore della Juve. Ecco quanto dichiarato: «Per quanto riguarda Vincenzo, non è mai stato coinvolto in fatti come quelli oggetti del processo. Si è trattato solo di una pistola che aveva lasciato nella sua abitazione e regolarmente denunziata come porto d’armi. Quando giocava nella Juve il padre ha spostato questa pistola dall’abitazione di Vincenzo alla sua. Voi sapete che dobbiamo indicare dove abbiamo un’arma e se cambiamo il posto indicare dove l’abbiamo. Questa è la colpa di Vincenzo, per cui il tribunale è stato davvero molto pesante. Cosa ha fatto il padre? Niente l’ha messa solo in una cassaforte. Sto dicendo che Vincenzo non ha mai preso parte ad associazione a delinquere. La sua condanna è basata su questo episodio. Sto segnalando la stranezza di questa sentenza. Ogni volta gli avvocati degli imputati parlano non sono creduti, ma i fatti sono questi. Lui ha subito questa sentenza perché non ha comunicato questo episodio».
«Come mai gli Iaquinta sono coinvolti in processo per ‘ndrangheta? Vincenzo è stato coinvolto perché quando arrestarono il padre, trovarono questa pistola. Per quanto riguarda il padre le rappresento che la Corte di Cassazione annullò la sentenza per mancanza d’indizi. Infatti tutto quello che è accaduto durante il dibattimento non ha potuto accertare la presenza di qualcosa che avesse potuto coinvolgere in un’associazione con un personaggio. È una sentenza strana e anti-meridionalista. Perché voi dovete sapere che Reggiolo, Reggio Emilia etc è una zona in cui si sono trasferiti alcuni calabresi da Cutro. Questa gente si è trasferita a Cutro tanti anni fa, ma lei sa che vincoli tra calabresi sono molto forti e molte cose sono anche frutto di un fastidio che la comunità emiliana ha ricevuto per queste persone. Mi sembra di poter dire che si tratta di un’esasperazione della sentenza, ma sempre di esasperazione si tratta.