2018
Milan, senti Prunelli: «Gattuso non può trasmettere la grinta a tutti»
Lo psicologo dello sport: «I giocatori devono ritrovare da soli la luce durante il match. Non possono aggrapparsi a Higuain sperando che risolva le cose»
Con la vittoria sulla Roma, il Milan sembrava finalmente aver risolto tutti i problemi che lo perseguitavano. Invece, i pareggi con Cagliari e Atalanta, hanno fatto riemergere i pesanti cali di tensione dei rossoneri. La Gazzetta dello Sport ha interpellato Vincenzo Prunelli, neuropsichiatra e psicologo dello sport. «Gattuso è un professionista vero, e nella prima annata ha ottenuto grandi risultati. Il momento della riconferma è però quello più difficile da gestire. Specialmente se si parte con grandi aspettative: questi contesti possono generare nuove paure. Quando giocava, Rino era il primo a trascinare i compagni e aiutarli a gestire i momenti di sofferenza. Adesso che allena non deve pensare di poter trasmettere sicurezze personali. Devono essere i giocatori a trovare da soli la via d’uscita durante il match».
Come? Cosa accade quando si spegne la luce? Che ruolo hanno i campioni come Higuain? Prosegue Prunelli: «Ognuno di loro ha in mente la “partita magica”, la gara in cui ha giocato meglio, con più piacere e meno fatica. I giocatori del Milan devono riuscire a riviverla nei 90 minuti, solo così si dà continuità. Quando si spegna la luca subentra nei giocatori la paura di non farcela. Se non si è abituati a tornare al proprio stato normale, si gioca per non sbagliare perdendo iniziativa e creatività. Anche se succede a un solo elemento, è tutto il collettivo a soffrirne. Gonzalo è un campione e può guidare gli altri. Ma ogni giocatore deve ragionare in maniera autonoma e essere in grado di saper gestire la gara. Altrimenti il Pipita diventa il soccorso a cui appigliarsi nelle situazioni di insicurezza: diamo la palla a lui che tanto prima o poi segna…».