Tavecchio svela: «Non volevano Insigne in campo. Nel calcio interferenze politiche e della Chiesa» - Calcio News 24
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2018

Tavecchio svela: «Non volevano Insigne in campo. Nel calcio interferenze politiche e della Chiesa»

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L’ex presidente della FIGC, Carlo Tavecchio, ha parlato della sua esperienza alla guida del calcio italiano e del futuro

A tutto Carlo Tavecchio! L’ormai ex presidente della FIGC ha parlato al Corriere dello Sport raccontando con orgoglio i risultati del suo mandato e svelando anche alcuni piccanti retroscena: «La notte prima di Italia-Svezia dissi a qualcuno di cui non farò il nome: ‘Sa quanti napoletani ci saranno domani a San Siro?’ Trentamila e tutti quanti vorranno vedere Insigne. E allora tragga lei le conclusioni. Insigne non giocò, non lo vollero in campo. Chi? Se lo sapessi lo direi». L’ex numero uno del calcio ha parlato della sua riforma, quella con 18 squadre in Serie A, 20 in B, due gironi da 18 o 20 in C: «Due di A non rinuncerebbero mai alla categoria, le racconto dell’onorevole che si muove per tutelare l’elettorato di riferimento, e poi c’è il sindaco della città, e anche il prete che pensa ai fedeli appassionati: le possiamo chiamare raccomandazioni che a volte diventano obblighi».

Tavecchio ha ammesso di non essere un raffinato comunicatore ma ha raccontato con orgoglio i suoi risultati: «Quattro squadre in Champions, un regalo ricevuto grazie al sostegno a Infantino e Ceferin. Quattro partite dell’Europeo itinerante a Roma, non le ha nemmeno Parigi. Introduzione del Var: primi al mondo ad averlo in campo. Europeo Under 21 nel 2019 in Italia e due elementi importanti come Christillin e Michele Uva in Fifa e in Uefa. A tutto questo aggiungiamo una notevole liquidità nelle casse al momento del mio addio». Carlo non si sente traditore e nemmeno traditore ma si sente «isolato» dopo le dimissioni. Sulla nomina di Ventura nessun dubbio su chi ‘scaricare la colpa’: «Non fu una scelta solo mia. Andai a casa di Malagò e ci trovai Lippi, ero favorevole alla sua nomina di Direttore tecnico e mi parlarono di Ventura». Chiosa su Lotito: «Meritava di essere vice vicario, 22 ore al giorno è sempre sul pezzo ma gli dissi: ‘se facciamo questa cosa il giorno dopo siamo morti in due’».

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