2018
A tutto Montella: «Milan, esonero ingiusto: meritavo più tempo! Gattuso…»
L’ormai ex allenatore del Milan, Vincenzo Montella, torna sulla sua esperienza in rossonero e si toglie i sassolini dalle scarpe
Vincenzo Montella ha vissuto un’annata particolare. Il tecnico ha allenato il Milan ma è stato esonerato a novembre, schiacciato dal peso delle aspettative. Poche settimane più tardi ha colto al volo la chiamata da Siviglia ma anche in Spagna non è andata nel migliore dei modi. Ora è tempo di fermarsi e di riordinare le idee ma anche di fare un passo indietro. Il tecnico ha parlato a La Gazzetta dello Sport, tornando proprio sulla sua avventura in rossonero.
«Gli alibi dei calciatori? A volte si cercano alibi per motivare le proprie scarse prestazioni. Ai miei tempi, invece, la vivevo sempre come una sconfitta e quindi pensavo di dover fare qualcosa in più». Montella rivela di esserci rimasto per l’esonero ma non porta rancore: «Era iniziato un progetto ed è sta- to interrotto in maniera poco giusta. Dove c’è un cambio di società e una rivoluzione di calciatori – noi avevamo più di 10 nuovi e di tante nazionalità – di cui solo uno con una storia da Champions (Bonucci, ndr). La società non ha avuto pazienza. Credo invece che avrei meritato un po’ di tempo in più».
Montella svela una chiacchierata con Gattuso in cui l’attuale tecnico chiedeva all’ex allenatore di non esaltare la squadra perché non era forte: «Avrei preso anche io quella opportunità. Prima del mio esonero mi diceva sempre: ‘Non dire che è una squadra forte perché non è così’. In effetti si erano create delle aspettative troppo alte, anche se la rosa non è sopravvalutata. È giovane, può crescere. L’obiettivo era la Champions e io ho cavalcato le aspettative. Certo, vederla fuori dalle Coppe è clamoroso. Non ne avevo mai avuto la sensazione, Penso che anche per l’Uefa sia stata una scelta dolorosa, perciò avranno avuto le loro motivazioni». Poi un retroscena sul periodo a Roma: «Con Franco Baldini non ho avuto problemi, mentre con Sabatini ci sono stati screzi durati fino a un chiarimento. Motivi? Vari. Avevo dato le mie condizioni. Mi sembrava giusto. Se diventi l’allenatore della Roma, devi essere rispettato a priori. Se non ti senti così, meglio non fare niente. Ma nessun rimpianto. La Roma è rimasta qualcosa d’incompiuto. Chissà, sono ancora giovane».