2018
Mancini-Italia: un amore mai sbocciato da calciatore
Roberto Mancini sarà il prossimo commissario tecnico della Nazionale italiana di calcio. Ripercorriamo il travagliato rapporto del Mancio-calciatore con la maglia azzurra
Al netto di clamorosi colpi di scena il prossimo 13 maggio sarà il giorno in cui verrà ufficializzato il nome di Roberto Mancini come nuovo Commissario Tecnico della Nazionale Italiana. Una nomina, quella del Mancio ancora legato allo Zenit San Pietroburgo, che si è fatto largo tra varie nomination per raccogliere l’eredità di Ventura & Di Biagio. Eppure, se solamente venti o trenta anni fa avessimo pronosticato un ruolo da Ct della Nazionale per Mancini ci avrebbero presi per matti. Il perché è rappresentato dal rapporto difficile avuto dal Mancio-giocatore con l’Italia. Una statistica su tutte: l’ex Lazio, Sampdoria e Bologna non ha mai disputato una partita in un Mondiale.
La storia di Mancini con la Nazionale nasce nel 1984, quando il Vecio Bearzot lo convoca in occasione di una tournée in America in cui giocherà due spezzoni di partita. La serata con i senatori azzurri per le vie di New York e le mancate scuse successive al ct gli costerà il posto al Mondiale di Messico 1986. Mancio deve ringraziare Azeglio Vicini che su lui e Vialli costruirà quell’Under 21 che verrà poi ‘promossa’ ad Euro 1988. Mancini trova il primo gol in assoluto contro la Germania Ovest ed ‘esulta’ correndo sotto la tribuna stampa per insultare i giornalisti italiani dopo le tante critiche ricevute. Arriviamo a Italia ’90, dove le notti magiche di Schillaci chiudono posti utili nel reparto offensivo, fino all’epoca Sacchi. Il feeling con Arrigo non scatta e nonostante un paio di gol nelle qualificazioni il suo ultimo match sarà una gara amichevole contro la Germania in quel di Stoccarda, 45 minuti disastrosi prima di lasciare il campo (e il posto in aereo per Usa 94) a Gianfranco Zola.