La proposta: squalifica di un anno alle squadre che non si impegnano in Europa - Calcio News 24
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2018

La proposta: squalifica di un anno alle squadre che non si impegnano in Europa

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mertens napoli

L’ultima frontiera del calcio italiano è l’umiliazione europea a mezzo turnover o impegno ridotto: in principio fu l’Udinese, ora Lazio e Napoli. Fenomenologia del ridicolo e possibili divertenti complicazioni

Dimenticate il bondage estremo o il tizio dei video su Youtube che trascinava i camion con le orecchie. L’ultima frontiera del masochismo è un’altra: qualificarsi in Europa, per farsi buttare fuori dall’Europa per concentrarsi sul campionato e riqualificarsi in Europa. Avanti così, in un loop infinito, meraviglioso e mai banale. Se infatti il contenuto dell’impresa è quasi sempre lo stesso (farsi buttare fuori a calci nel culo, possibilmente spogliando il calcio italiano degli ultimi residui di dignità che gli restano), sono le modalità – tante e piuttosto fantasiose – che rendono il meccanismo ogni volta nuovamente interessante. In principio fu l’Udinese ad escogitare una modalità divertente eppure perversa per procurarsi derisione: il tuffo in Champions League con doppio salto carpiato all’indietro sul mercato in Europa League. Tipo: qualificazione ai preliminari di coppa, cessione immediata di tutti i giocatori ritenuti minimamente validi in rosa, eliminazione con susseguente passaggio in Europa League, nuova eliminazione a vantaggio di qualche squadra di peracottari dell’Est.

La trama, sempre più complessa, aveva dei risvolti anche spesso incredibili. Per esempio, il quoziente di difficoltà si alzava a dismisura quando andavi a sostituire un campione in erba alla Sanchez l’anno successivo con uno scappato di casa qualsiasi alla Maicosuel il quale, proprio grazie alle doti innate da giocatore di terza categoria brasiliana ed i pieni a banana, ti permetteva il gran salto di qualità all’indietro. Il rigore sbagliato ai play-off che permise all’Udinese di farsi sbattere fuori dalla Champions niente poco di meno che dall’inutile Braga, resta ancora oggi una vetta di ignoranza difficilmente raggiungibile. Una mossa da maestri dell’autolesionismo. Un livello altissimo di professionismo dell’indecenza. Da quegli storici momenti la strada era evidentemente tracciata: altro che Brexit, l’Italia pallonara e “pollonara” (perché ben rappresentata per lo più da polli) stava per escogitare mille e uno modi per uscire dall’Europa bypassando ogni sorta di referendum. Il ranking UEFA era ormai un dettaglio da mammolette: i veri uomini sfidavano la sorte schierando in campo il più sfigato dei panchinari contro il CSKA Sofia.

Lazio e Napoli nella categoria “humiliation” di Pornhub

L’evoluzione dei giorni nostri è palese ai più: l’Europa League diventa l’apostrofo marrone tra le parole “Figur’ e merd” e poco conta che a buttarti fuori sia una compagine di metalmeccanici rumeni o una squadra di bevande energetiche sottocosto al sapore palle di toro, perché ciò che più conta è levarsi di torno l’impaccio un attimo prima che inizi la primavera, altrimenti poi sono cazzi amari. Così, se l’uomo arguto si limita a fingere interesse per la coppetta del giovedì salvo poi smentirsi con i fatti il giorno della partita, quello saggio gioca d’anticipo a carte scoperte e non bluffa nemmeno più (leggi anche: LA POLEMICA DI SARRI: ECCO LA SOLUZIONE AI SUOI PROBLEMI). Semplicemente se ne fotte. Se l’Europa League fosse una tipa, sarebbe quella che molli prima dell’estate perché vorresti almeno essere libero di infilarlo anche nei buchi dei tronchi per poi ritrovarti inevitabilmente solo ad agosto a limonare con un cane. Se fosse un porno, andrebbe sotto la categoria “humiliation”: quella in cui ci trovi i video di Andrea Dipré che si fa camminare sui testicoli da una pornostar ungherese.

In Europa riconosci la squadra italiana media perché è quella palesemente troppo scarsa per giocare in Champions League, ma allo stesso tempo troppo altezzosa per dare importanza all’altra coppa. La squadra italiana media si concentra sul campionato per guadagnarsi l’Europa, poi snobba l’Europa per concentrarsi sul campionato. Per la squadra italiana media l’obiettivo non è mai vincere, è qualificarsi a prescindere a qualcosa. Per quale motivo? Tu lascia stare, qualificati e poi vediamo. Sarebbe fico allora trovare un modo per rendere il meccanismo ancora più ingarbugliato ed interessante: togliere l’impaccio europeo a quelle che dell’Europa ne fanno volentieri a meno. Porre una soglia minima di sopportazione al di sotto della quale non è che sei fuori perché lo hai deciso, ma sei fuori e basta. Se nemmeno un ottavo di Europa League è lontanamente alla tua portata, allora l’Europa in generale può fare a meno di te anche per l’anno dopo. Senza problemi. Napoli e Lazio non hanno bisogno dell’Europa e l’Europa non ha bisogno di Napoli e Lazio, come di tante altre. Squalifichiamole dalle coppe per un anno. Un solo anno. Poi vediamo se gli piacciono ancora i video di Andrea Diprè.

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