2018
Come cambia il Napoli con Zielinski
Impatto devastante nella sfida cruciale con la Lazio di Inzaghi: Piotr Zielinski gioca il secondo tempo e stravolge il volto del Napoli
Ventiquattro ore prima la Juventus aveva rischiato al Franchi salvo poi sbrigare la pratica Fiorentina nella ripresa: pressione dunque ulteriormente incrementata sulle spalle di un Napoli che aveva creduto nella possibile battuta d’arresto della rivale bianconera. Nulla di tutto ciò: a rendere ancor più complessa la vicenda ecco l’ennesimo approccio inconsistente inscenato dai partenopei, con la rete di De Vrij a gelare il San Paolo. Si tratta dell’unico difetto di fabbrica della banda Sarri, che produce tutti i suoi effetti quando la rivale si chiama Lazio ed è tutt’altro che scontato poi ribaltare la contesa: il Napoli è riuscito ancora una volta nel suo intento, regalando uno spettacolo difficilmente rintracciabile altrove negli ultimi anni di Serie A. Aggiungendo bellezza al duello epico con la Juventus per la conquista del titolo.
La bellezza del Napoli
Non fine a sé stessa ma l’unica strada che il Napoli ha per competere con la Juventus: una squadra più attrezzata, più strutturata nelle rotazioni per gestire le varie complessità che impone una stagione. Il miracolo lo ha fatto Sarri, inventando un modello che punta tutto sull’espressione calcistica per trovare la necessaria funzionalità rispetto agli interpreti a disposizione: dopo quasi tre anni di lavoro siamo al cospetto di una macchina pressoché perfetta, in grado di tastare gli umori della partita e cavalcare l’onda. Il prodotto finale porta in dote quello che al momento è un idillio perfetto con la propria gente: il San Paolo è ai piedi di questo Napoli come lo era ai tempi del Napoli di Maradona. Lo stadio prende letteralmente per mano la squadra nei momenti di difficoltà e la coccola quando si esprime ai suoi massimi: un’alchimia difficile da raccontare se non la si vive, un legame in cui l’estetica gioca la sua parte rilevante. Si ha la sensazione di vivere qualcosa che non sta accadendo altrove: fattore che non può essere esclusivamente ricondotto ai risultati.
Napoli-Lazio, le premesse
Lo abbiamo anticipato: il gol di De Vrij nei primissimi minuti di gioco ha stoppato le dinamiche del Napoli, ha ulteriormente complicato una settimana in cui un organico già non particolarmente ampio è stato falcidiato dagli infortuni di Albiol, del primo sostituto Chiriches e di Ghoulam, alle prese con un vero e proprio calvario. La somma del tutto – con Tonelli all’esordio stagionale contro una squadra temibile quale la Lazio, forte del secondo attacco del campionato con ben cinquantanove reti all’attivo – imporrebbe la resa qualora si trattasse di una squadra normale: nel Napoli di Sarri però di normale c’è ben poco. La seconda squadra d’Europa per media punti (un dato pazzesco di 2.62 punti a partita) ha dentro qualcosa di speciale che le permette di essere totalmente resiliente agli eventi: l’inerzia della partita è alterata dal gol che un bionico Callejon trova nel finale di primo tempo. Di fatto l’episodio si traduce nel veicolo perfetto per suonare la carica nell’intervallo: cosa sia accaduto nello spogliatoio partenopeo in quel quarto d’ora ha del misterioso, fatto sta che nella ripresa scende in campo la versione più aurea del Napoli di Sarri da quella strana estate del 2015 ad oggi.
Napoli-Lazio, l’impatto di Zielinski
A modificare profondamente il corso della gara è l’ingresso in campo di Piotr Zielinski: subentra in luogo di capitan Hamsik, insufficiente nella prima frazione di gara ed a sua volta condizionato da qualche fastidio fisico. L’impatto del centrocampista polacco è devastante: prende palla dai difensori e la porta letteralmente nei pressi dell’area di rigore avversaria. Esemplare perfetto del centrocampista box to box, un po’ come accadeva nella Juventus di Conte prima ed Allegri poi con Paul Pogba ed Arturo Vidal. Si tratta di un lavoro che non puoi eseguire se non hai tra le tue risorse l’abbinamento di forza fisica e qualità dei fondamentali tecnici: Zielinski è straripante nell’esplosione muscolare nel breve, corre con il pallone attaccato al piede e resta lucido nella scelta finale. Esempio perfetto in tal senso è quanto accade nel quarto gol rifilato dal Napoli alla Lazio: dopo la corsa ecco il tocco perfetto per liberare Mertens al tiro. Una giocata geniale nella sua espressione finale e resa attuabile dalla sua strapotenza atletica. Un gol fotografia del sarrismo più spinto: un vanto che elettrizza l’ambiente partenopeo ancor più dei clamorosi risultati che la squadra sta centrando, resi meno devastanti per la concorrenza soltanto dall’andamento della rivale Juventus. Con i bianconeri potenzialmente rilassati dopo sei scudetti consecutivi e frustrati dalla seconda finale di Champions League persa in tre anni, questo Napoli avrebbe vinto lo scudetto a gennaio per assenza di rivali: come del resto sta accadendo in Inghilterra con il Manchester City, in Spagna con il Barcellona, in Germania con il Bayern Monaco ed in Francia con il PSG.
Fattore Zielinski: come gestirlo?
Se descriviamo con queste parole le caratteristiche ed il rendimento di Piotr Zielinski, come si sposa il tutto con la sua attuale condizione di dodicesimo uomo? In soldoni: può Zielinski non essere un titolare di questo Napoli? Abbiamo precedentemente descritto quanto accaduto in occasione del quarto gol che i partenopei hanno rifilato alla Lazio, replicando di fatto l’esito della sfida d’andata, ma è proprio nel suo complesso che l’impatto di Zielisnki sulla gara ha radicalmente lasciato il segno: nessun avversario è riuscito a tenerne il passo, a contrastarne l’incedere. Il Napoli è sembrato improvvisamente giocare in superiorità numerica in quel di centrocampo. Viene allora da pensare che l’utilizzo che gli riserva Maurizio Sarri è quello ideale: approfitta a pieno della sua dominanza atletica quando l’avversario – dopo quarantacinque minuti o un’ora di gioco – non può giocoforza essere al massimo delle sue possibilità. Terreno ideale per sfruttare in pieno Piotr Zielinski. Deputato peraltro a fungere da alternativa anche nel pacchetto offensivo: quando è mancato Lorenzo Insigne, Sarri lo ha ridisegnato esterno offensivo. Neanche a dirlo con risultati eccellenti. Considerare le ristrettezze numeriche che il Napoli ha nel settore d’attacco, la soluzione sarà riproposta in futuro. Ed allora avanti così: con una dinamite nel motore in grado di fare la differenza in più versioni.
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