William Prunier, una vera "Cantonata" - Calcio News 24
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2009

William Prunier, una vera “Cantonata”

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William Prunier nasce a Montreuil, comune francese situato nel dipartimento della Seine-Saint-Denis nella regione dell’à?le-de-France, il 14 agosto 1967.

Inizia a giocare a calcio nel settore giovanile dell’Auxerre, insieme a tanti futuri campioni come Basile Boli, Daniel Dutuel, Pascal Vahirua e nientepopodimeno che Eric Cantona. Una “generazione di fenomeni” svezzati sotto la supervisione del santone dell’Auxerre, l’eterno Guy Roux.

Con l’A.J.A rimane la bellezza di nove anni, guadagnandosi, per le tante battaglie sostenute durante la sua lunga militanza all’Abbè-Deschamps, i gradi di capitano, prima di passare insieme a Dutuel, al Marsiglia, dove ritrova l’ex collega di reparto Boli, con il quale và  a comporre la coppia centrale difensiva.

L’avventura marsigliese sembra essere un eccellente trampolino di lancio per il ventiseienne Prunier, oramai maturo per più importanti palcoscenici. La squadra di Tapie, infatti, è reduce da cinque scudetti di fila e parte ancora una volta con i favori del pronostico. Sembra che il copione debba nuovamente ripetersi, ma un’irripetibile annata del Paris Saint-Germain non permette al Marsiglia di portare a casa l’ennesimo titolo nazionale.

L’anno successivo, però, la giustizia sportiva revoca lo scudetto del ’92-“?93 e retrocede l’OM in serie B a causa del coinvolgimento diretto del presidente Bernard Tapie in un affaraccio di corruzione.

Prunier, come molti altri titolari, decide, allora, di fare le valige e andar via. Difficile seguire un pur prestigioso club come il Marsiglia in Ligue 2 quando si è all’apice della carriera. Si accasa così, ancora una volta insieme a Dutuel, al Bordeaux, squadra che, considerati gli ottimi risultati ottenuti negli ultimi anni, ambiva a fare il definitivo salto di qualità .

Una stagione e mezzo con “les Girondins” insieme a Lizarazu, Zidane e Dugarry, con i quali vince la prima edizione della Coppa Intertoto nel 1995, prima che un inaspettato colpo di fortuna gli schiude le porte della Premier League. Lo chiama, infatti, Alex Ferguson al Manchester United.

Accadde che una serie impressionante di infortuni ed altri problemi ridusse ai minimi termini una buona parte della difesa dei Red Devils. Steve Bruce, Gary Pallister e David May erano, infatti, tutti fermi ai box, e Ferguson, che era alla ricerca di uno stopper di scuola continentale, decise di ascoltare i consigli di Cantona e dare così un’opportunità  a Prunier, vecchio amico del suo pupillo.

Arriva così all’Old Trafford questo possente difensore centrale, certo un po’ ruvido, ma forte di testa e spietato in marcatura, pronto a giocarsi l’occasione della vita. Dopo un buon esordio contro il modesto Queens Park Rangers, lo United vola a Londra, nella tana del Tottenham. A White Hart Lane il Manchester perde 4-1 e Prunier ne combina di tutti i colori, contribuendo al pesante passivo con il quale i Diavoli Rossi lasciano il campo di gioco.

Fergusson, non volendo ammettere la “Cantonata”, concede a Prunier un’altra occasione, ma è evidente che lo stopper francese risulti un pesce fuor d’acqua a quei livelli. Così, pur avendo avuto l’opportunità  di restare con il Manchester, ambientandosi e giocando, però, con la squadra delle riserve, il buon William, dopo appena due settimane, si chiama fuori dai giochi optando per il trasferimento in Danimarca, all’FC Copenhagen, dove chiude la stagione.

Alain Migliascio, agente del calciatore, si fa portavoce del malcontento di Prunier, dichiarando sfrontatamente: Ã?«Il Manchester United avrebbe dovuto darci una risposta definitiva, invece, hanno proposto a William un nuovo periodo di prova. Ma Prunier è un calciatore internazionale, con oltre 350 presenze in prima divisione e 35 partite in Europa, il ragazzo non è più uno stagista!Ã?».

In Inghilterra l’acquisto di Prunier è ricordato ancora come uno dei flop più clamorosi nella storia manageriale di Alex Ferguson. Addirittura il Sun qualche anno dopo, scavando nel passato dei Red Devils, se ne uscì con una classifica degli “acquisti da dimenticare” posti in essere da Sir Alex, e in quinta posizione compare proprio Prunier, vero incubo dei tifosi del Manchester, molti dei quali, probabilmente, avranno forzatamente voluto cancellarne il ricordo.

Chiusa la parentesi inglese nel “?96-’97 torna in Francia, al Montpellier, dove disputa un campionato più che positivo, facendosi notare da alcuni osservatori europei. Così la stagione successiva Prunier si trova per le mani la classica seconda occasione. La chiamata del Napoli sembra essere, infatti, il possibile viatico per rilanciare la sua carriera.

Indubbiamente le ambizioni degli azzurri non sono quelle del Manchester, ma al fascino della serie A difficilmente si può dir di no, soprattutto per uno stagionato trentenne che ha dovuto sbarcare il lunario addirittura in Danimarca!

Prunier arriva a Napoli dopo che i partenopei, battuta la concorrenza del Celta Vigo, versano nelle casse del Montpellier un miliardo tondo tondo delle vecchie lire, facendogli firmare un contratto biennale da 500 milioni.

Alto, pelato, orecchie a sventola, il roccioso transalpino è voluto fortemente da Corrado Ferlaino, con il benestare del team manager Ottavio Bianchi, anche se qualcuno maligna che il massimo dirigente azzurro si sia basato solo ed esclusivamente su alcune videocassette per giudicare la bontà  del difensore francese, dopo aver letto di lui sulle pagine di France Football.

Carico di solido mestiere, anche se un po’ ammaccato, dopo qualche disavventura fisica, al suo arrivo si presenta forte della raccomandazione di Zidane (e come per Cantona se il buon giorno si vede dal mattino”¦). Gli inizi, però, non sono certo incoraggianti. Alla prima giornata, contro la Lazio all’Olimpico, Prunier rimedia una tremenda gomitata da BokÃ?¡iÃ?Â? che lo manda al tappeto facendogli perdere conoscenza per ben 4 minuti. Il brutto incidente lo mette fuori gioco per qualche tempo e al suo rientro Bortolo Mutti non lo considera più una prima scelta, scavalcato nelle gerarchie da Mirko Conte, acquisto last minute degli azzurri, che per giunta fa imbufalire il francese, il quale viene finanche multato dalla società  per non aver certo mandato a dire a Conte stesso ed alla dirigenza, che in squadra di difensori ce n’erano fin troppi.

Dopo una diplomatica correzione di tiro, Prunier accetta la decisione, senza nascondere, però, la sua amarezza. Ã?«Io cerco di starmene tranquillo. Aspetto la mia opportunità  per dimostrare che non sono un bluffÃ?», a queste prime parole di insofferenza poi aggiunge: Ã?«Io sono pronto. D’altra parte, sono venuto qua per giocare e non per scaldare la panchina!Ã?».

La difficile sfida contro la Roma di Zeman alla 5^ giornata sembra essere l’occasione perfetta per riscattare lo sfortunato esordio. Sempre all’Olimpico, però, gli azzurri rimediano, un pesantissimo 6-2, con Balbo, diretto avversario di Prunier, che realizza una tripletta facile facile, ridicolizzando il granitico difensore.

Il lunedì seguente i quotidiani sportivi non si risparmiarono nei giudizi, il migliore dei quali però resta questo: “Forte come una quercia, statico come una quercia”, che ben fotografa che tipo di giocatore sia il centrale transalpino.

Prunier avrebbe dovuto essere il perno della difesa degli azzurri, ma evidentemente anche lui inizialmente era esterrefatto di cotanta fiducia riposta nei suoi confronti, tanto è vero che al suo arrivo dichiarò ai giornalisti: Ã?«Sono anche io sorpreso. Napoli è un sogno, spero di conquistarmi un postoÃ?». Il risultato invece fu diametralmente opposto, bastarono, infatti, solo tre partite a far capire al Napoli e ai suoi tifosi che non era il caso di “fondare” la difesa su questo “pilastro”.

à? pur vero che in quella disgraziata stagione gli azzurri chiusero il campionato all’ultimo posto con appena 14 punti, ma non si può certo negare che anche Prunier diede il suo “contributo” alla retrocessione. E dire che appena arrivato a Napoli non ebbe paura di affermare: Ã?«Con i miei gol di testa porterò il Napoli in UEFAÃ?».

La sua avventura italiana finisce così con tre sole presenze, e tutte senza ricordi positivi. Prunier riesce ad esprimersi in modo dignitoso solo in patria. Dal 1999 al 2003, infatti, difende stoicamente i colori del Tolosa, anche in Ligue 2, vincendo il campionato di seconda divisione nel 2003 e venendo inserito, al termine della stagione, nella Top 11 della serie cadetta.

Alla veneranda età  di 36 anni Prunier dice basta con il calcio francese e si concede alle sirene degli sceicchi in Qatar, firmando per l’Al Sailiya dove chiude la carriera. Una carriera inesorabilmente segnata da due disastrose partite, grazie alle quali ha ottenuto un curioso “record”: quello di fare flop in due diversi campionati, la Premier League e la nostra serie A.

Chiusa la parentesi sul campo, Prunier studia per diventare allenatore. Il primo incarico è nei quadri tecnici dell’A.S. Cannes, come vice di Stèphane Paille. L’avventura in panchina, però, non dura molto, considerato che dopo l’esonero di Paille, Prunier decide di dare le dimissioni per senso di lealtà  nei confronti dell’amico.

Prunier, che ebbe modo di vestire per una volta finanche la maglia dei Blues (nel ’92, in una sfida persa dai galletti 2-0 contro il Brasile), è rimasto nella storia del calcio italiano come uno dei peggiori stranieri che abbiano mai calcato i nostri campi di gioco. Insomma un Bidone con i fiocchi.

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