2018
Gigi, ora non serve saper parare: la stanza s’è allagata e ci vuole fegato
La vita è una stanza vuota che si allaga, ma il nemico vero non è l’acqua. Buffon alla ricerca del coraggio che serve per chiudere i conti: adesso non conta più saper parare, basterà il fegato
La vita è una stanza completamente vuota e chiusa, senza porte né finestre, con un unico buco su una parete. Un buco inizialmente microscopico, da cui entrano piccole goccioline d’acqua, infiltrazioni apparentemente innocue. Man mano che il tempo passa il buco diventa però sempre più grande, sempre più preoccupante, e non si può più fare finta di nulla, perché l’acqua comincia ad invadere la stanza, lenta ma inesorabile. Alla fine il buco diventa una crepa e l’acqua finisce per arrivare alla gola: si può bere o affogare, ma la morale della storiella la conosciamo già tutti in fondo. Nessuno di noi uscirà intero da quella stanza. A questo punto i più potranno pensare che, metaforicamente parlando, il nemico dell’uomo sia l’acqua: le malattie, la vecchiaia, i problemi… piccole gocce che diventano sempre più grandi nel corso degli anni, specie se trascurate (e allora l’acqua può arrivare alla gola anche prima di quanto ci si aspetti). E invece no: il nemico non è l’acqua. Il nemico è il tempo.
Il tempo ci fotte tutti: possiamo essere belli, abili, intelligenti e scaltri quanto ci pare, ma non esiste una via d’uscita. Ogni singola goccia che entra nella stanza è un passo avanti verso una qualsiasi fine già scritta e, se materialmente sarà l’acqua ad affogarci, in verità è il tempo che ci ammazza tutti. Non esiste un rimedio, ma basta saperlo prima, mettersi l’anima in pace e premunirsi. Gigi Buffon sembrava averlo capito già da un po’: la sua esistenza calcistica è arrivata agli sgoccioli. La stanza non è ancora piena, ma l’acqua è quasi alla gola: si potrebbe provare a galleggiare ancora per un po’, ma che senso avrebbe in fondo? Il tempo è un nemico imbattibile, non puoi davvero combatterlo, a meno che tu non sia Marty McFly, ma puoi adeguarti. Per questo il portiere della Juventus aveva deciso di provare a fottere il tempo prima che quest’ultimo fottesse lui annunciando il ritiro nel momento tutto sommato più giusto della sua carriera, da titolare di un club e di una Nazionale quasi al top.
Buffon chiede una proroga al tempo: ne vale la pena?
Poi è successo che il tempo abbia giocato d’anticipo: capita. Perché ripetiamo: il tempo non lo puoi mai davvero fottere. Così, in pochi mesi, la crepa sulla parete è diventata consistente e il nemico invisibile s’è preso quasi tutto quello che non s’era preso finora: Buffon ha cominciato a sentire gli acciacchi inevitabili di un quasi quarantenne che gioca ancora a pallone e si allena tutti i giorni, sette su sette, senza soste. Voleva chiudere con il quinto Mondiale in carriera, ma il tempo s’è preso pure quello: l’assassino materiale è stata la Svezia, il vero mandante però, noi che abbiamo compreso la parabola, lo conosciamo già. Oggi che Buffon tocca quota 40 anni ed è nient’altro che un giovane uomo con metà vita alle spalle, sa di dover affrontare l’avversario più infame di tutti, quello che in fin dei conti ognuno di noi nella sua esistenza è costretto, volente o nolente, a guardare prima o poi in faccia. Sta supplicando un’ultima proroga al tempo, ma è un gioco d’azzardo che rischia di essere molto pericoloso.
Chiudere tra più di un anno (leggi anche: BUFFON: «POTREI CONTINUARE ANCORA UN ANNO») potrebbe significare un’ultima chance per vincere ciò che manca, galleggiare un pochetto ancora prima che la stanza si riempia del tutto e trovare il coraggio per tirare l’ultimo respiro prima di abbassare giù la testa. Da qui ad allora nessuno può sapere però quanto la crepa sul muro si allarghi e quanta acqua ancora possa entrare nella stanza. Nessuno può cioè sapere quanto il fisico di Gigi possa ancora reggere ad alti livelli, quanto lo spietato concorrente polacco possa prendersi tutto senza lasciargli nulla, quanto la Juve abbia da concedere al suo capitano: lo deciderà il tempo. Vale la pena rischiare davvero? La risposta intima è nella coscienza di Buffon come in quella di ognuno di noi. Una sola cosa è certa: a questo punto della faccenda non serviranno più doti fisiche o calcistiche, basterà soltanto il fegato. Quello per prendere coraggio e tirare giù la testa sott’acqua prima di iniziare un’altra vita. Il tempo prima o poi ci fotte tutti, è vero, ma alcune volte possiamo anche scegliere noi come farci fottere.