2018
Inter, esattamente, a cosa ti serve Sabatini?
Inter: i soldi scarseggiano e le idee pure. Walter Sabatini a caccia di soldi da Suning, ma qual è esattamente il suo ruolo? Storia di un dirigente abituato a spendere spesso male e spesso troppo
Quando i soldi non ci sono, uno non se li può inventare. Sarebbe carina l’idea di compiere una rapina, ma per ragioni di opportunità magari quella è meglio tenerla di riserva. Di sicuro, se non hai soldi (o almeno, non hai soldi da spendere perché non puoi o semplicemente non vuoi) non ti serve uno che venga a chiedere di tirarli fuori. A quanto pare, leggendo i giornali, in casa Suning ci sarebbe però una figura specificamente addetta a questo compito. Il suo nome è Walter Sabatini. Proprio lui, l’uomo delle tante sigarette, dei sermoni in conferenza stampa, delle parole che il vento si porta via. Di Sabatini, arrivato in estate all’Inter con il ruolo di coordinatore tecnico di Suning (cioè delle squadre della proprietà cinese, Inter appunto e Jiangsu Suning) c’è ancora chi stenta a comprendere l’effettiva utilità. Niente paura: se chiedete a Roma, sapranno rispondervi.
Walter in casa cinese sembrerebbe aver assunto un ruolo che sa tanto di mega-supercazzola: coordinatore tecnico di Suning. Coordinare cosa, esattamente? Con tutto rispetto per il Jiangsu, non ci pare che in Cina ci sia poi tanto da coordinare (ed in effetti, complici anche le limitazioni del mercato, ultimamente da quelle parti non è che c’è stato poi tutto ‘sto gran lavoro da fare). Naturale pensare allora che Sabatini sia stato assunto piuttosto come supervisore aggiunto, balia o se preferite consigliere del sottovalutatissimo Piero Ausilio. Sul mercato i due si muovono come i carabinieri: uno legge e l’altro scrive. Nulla di particolare, non fosse appunto per il fatto che soldini al momento Suning non ne spende. Niente. Zero. Nothing. Nada de nada. Brutto affare per un dirigente sportivo, perché quando il capo non vuole mettere mano al portafogli, sei costretto a far vedere sul serio quanto vali. Qui arrivano i dolori.
Le spese pazze di Sabatini: tanti flop, qualche top e zeru tituli
Così mentre Ausilio sembrerebbe ormai perfettamente a suo agio col ruolo di quello obbligato a bere piuttosto che affogare (situazione già sperimentata ampiamente con l’ultimo Moratti o l’incredibile Erick Thohir, pure quest’ultimo magari qualcuno ci spieghi a cosa serve ancora messo lì a far nulla), Sabatini è evidentemente invece in una situazione di grossa difficoltà. Alla Roma Walter era abituato a spendere sicuramente di più: 463 milioni di euro in quattro anni e mezzo per essere precisi. Sì, è vero: in giallorosso ha incassato anche un po’ di euro dalle cessioni (quasi obbligate per motivi di bilancio), ma sempre meno di quanto investito (cioè 371 milioni di euro e questo nonostante le brillanti plus-valenze, diamogliene atto, messe insieme per circa 120 milioni che lo stesso dirigente perugino ama tanto sbandierare). Quando è stato cacciato dalla Roma il presidente James Pallotta disse di lui: «Ho perso fiducia non solo per il tipo di giocatori che prendeva, ma per altre cose».
A cosa si riferisse esattamente Pallotta con l’espressione “altre cose” non ci è ancora dato saperlo: gossip giallorossi dell’ambiente hanno a lungo parlato di inconsuete fedeltà da parte del Sabatini nazionale, che si è dovuto pure difendere non a caso dalle accuse, a questo o quel procuratore. Vogliamo sperare si tratti ovviamente solo di voci, per carità. Di vero c’è però il fatto che, in commissioni per agenti ed intermediari, l’ex d. s. romanista ha speso in totale circa 52 milioni di euro, cioè l’equivalente del bottino di una qualificazione in Champions League, per intenderci. Tanti poi i flop messi insieme dall’uomo di Marsciano, non occorre elencarli tutti, da Iturbe a Doumbia, passando per Ibarbo, Bastos, Dodò, Stekelenburg e Gago, ma pure i top (Pjanic, Nainggolan, Emerson Palmieri, Rudiger: più di qualcuno evidentemente si salva). Il bilancio sportivo di Sabatini alla Roma però piange comunque: zero trofei vinti e un fallimento acclarato e pure ammesso in prima persona.
Inter, Sabatini chiede di alzare il budget: a cosa serve uno così?
Ora che è all’Inter il buon Walter sembrerebbe inoltre aver perso lo smalto di un tempo: come già accennato, Suning non vuole tirar fuori la grana, lui chiede invece semplicemente di alzare il budget per fare un acquisto o due. Capito? Se il capo non sgancia soldi, l’alternativa all’arrangiarsi è chiederli. O piuttosto al mercato delle idee, preferire quello dei soliti nomi: Pastore, Sturridge, Rafinha (leggi anche: RAFINHA E STURRIDGE ACQUISTI DI CRISTALLO: I NUMERI PREOCCUPANO TANTO). Tutto molto lineare. Certo, controbatteranno i più attenti, per domandare più risorse all’azienda rispetto a quelle che ti vengono fornite o aprire Transfermarkt alla ricerca del primo cognome noto e sottoutilizzato nel ruolo necessario, non serve una laurea, non serve molta esperienza, ma effettivamente non occorre nemmeno essere dei grandi scienziati. Da qui la domanda, per nulla retorica e, capirete, in parte pure fondata: Inter, ma che te ne fai di Sabatini?