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2018

Un capolavoro chiamato Atalanta

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Atalanta show: la parabola nerazzurra non dà segni di cedimento. Anzi si migliora: l’analisi del capolavoro firmato da Gasperini e società

Uno spettacolo. E potremmo chiuderla anche qui, perché tale è l’Atalanta di Gian Piero Gasperini. Uno spettacolo di organizzazione, di disposizione, o meglio di predisposizione. Quella che ogni pezzo del puzzle ha ad incastrarsi con l’altro: ne viene fuori un risultato che aggiunge tanto alla somma aritmetica delle singole parti. Un valore aggiunto che trova logica spiegazione nell’operato di un allenatore illuminato, di una dirigenza che sa il fatto suo, supportata da una proprietà che ha dato l’input: valorizzare i giovani talenti a disposizione, crescere complessivamente con l’ambizione di andare oltre il limite. Di non accontentarsi di far parlare di sé ma di riscrivere quei contorni in cui la logica vorrebbe includerti: l’Atalanta, questa Atalanta, sa andare oltre.

Atalanta: il parallelo

Gian Piero Gasperini siede sulla panchina della Dea dalla scorsa stagione. Quella in cui si è rivelato come l’assoluta sorpresa del campionato: il clamoroso quarto posto alle spalle delle sole Juventus, Roma e Napoli, per intenderci avanti a realtà decisamente più strutturare quali Lazio, Milan, Inter e Fiorentina. I punti? Settantadue. Oltre ogni logica per chi a bocce ferme era indiziato a lottare per la salvezza o al più per un campionato tranquillo. Settantadue punti in trentotto gare di campionato, alla media di 1.89 a partita. Un andamento che l’Atalanta odierna al momento non ha potuto sostenere, complice la grande novità della stagione: una Europa League tutta da vivere. Sempre secondo la logica da assoluta comprimaria, alla luce della presenza nel girone di club del calibro di Lione ed Everton: ebbene l’Atalanta nel suo raggruppamento non ha perso una gara che sia una, ha battuto due volte l’Everton (clamoroso l’1-5 in Inghilterra) ed una il Lione, si è preso il comando del gruppo ed ora aspetta il Borussia Dortmund ai sedicesimi di finale per aggiungere gloria alla sua meravigliosa pagina. E vogliamo parlare della Coppa Italia? Un anno fa eliminata dalla Juventus agli ottavi, ora disputerà la semifinale dopo aver sbattuto fuori il Napoli sul suo campo.

Nelle pieghe della super Atalanta

Breve ricapitolazione: l’Atalanta sta recuperando in campionato (è già al sesto posto!) dopo un avvio in cui le situazioni da gestire erano molteplici, nel frattempo però ha dominato in Europa League e si è presa con forza le semifinali di Coppa Italia. In quattro giorni ha vinto sui campi di Napoli e Roma, con un tasso di merito che non riusciamo a contenere nello spazio di un articolo. Doppio 1-2 e tutti a casa: ad onor del vero il risultato di ieri è condizionato dall’ingiusta espulsione comminata a De Roon allo scadere del primo tempo. Sarebbe finita parecchio a poco. L’Atalanta ha comunque trovato il modo di scrivere un’altra pagina miracolosa del suo recente curriculum: resistere in dieci sul campo di una pretendente allo scudetto quale la Roma per quarantacinque interminabili minuti e recupero, portare a casa una vittoria stra-meritata ma sulla quale in pochi avrebbero scommesso al termine della prima frazione di gioco. Nelle pieghe di questa strepitosa Atalanta c’è innanzitutto un’organizzazione maniacale: lo spartito tattico è eseguito con una dovizia di particolari tale da consentire alla squadra di non perdere mai le dimensioni del campo, di restare compatta in fase difensiva e dinamica in quella offensiva, di trovare i riferimenti, di saper tramutare con impressionante rapidità un’azione passiva in una transizione attiva, di esprimersi coralmente senza rinunciare all’espressione del talento a disposizione.

Atalanta, il resto lo fa il coraggio

Su questa invidiabile torta si erige il coraggio di osare: raggiunto questo livello, gli uomini di Gasperini potrebbero scegliere di accontentarsi. Di non forzare la mano, forti di un’espressione così importante. Eppure l’Atalanta sa riscoprirsi, reinventarsi, sorprendere sé stessa prima ancora dell’avversario. Leggere con anticipo le situazioni, proprio come accaduto ieri nella preparazione della trasferta dell’Olimpico sul campo della Roma: di una Roma in difficoltà, nella tenuta come nell’equilibrio e nell’atteggiamento. Gasperini ha tastato il polso della situazione e si è presentato nel faccia a faccia con Di Francesco con un 3-4-3 spregiudicato: Ilicic e Gomez incessanti sui lati a supporto del riferimento offensivo Cornelius, rinuncia ad un centrocampista di ruolo per quello che può sembrare uno scriteriato all-in, ma che invece era una mossa più che calcolata. Che ha portato al dominio a cui tutti avete assistito: Roma incapace di reagire a tanta presenza in campo, sotto di due gol ma potenzialmente almeno di tre, salvati solo dal palo di Freuler, una differenza che a tratti è parsa addirittura imbarazzante. Il presente dell’Atalanta è aureo, il futuro può risultare di pari livello: in chiave calciomercato non sono previste operazioni in uscita dopo quelle estremamente redditizie effettuate nella scorsa estate (Conti e Kessié in direzione Milan) ed ancora prima di Gagliardini sponda Inter. Gasperini può lavorare con consapevolezza sul suo gioiello: che se prima era una diamante grezzo, oggi è una realtà contro la quale prima o poi tutti vanno a sbattere.

https://www.youtube.com/watch?v=VowW4q6Jd2E

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