Il Milan chiede un solo regalo al 2017: annata illusoria, che ha messo a dura prova tutti i tifosi

Per i tifosi più tifosi sarà un Natale amaro. Non che l’intenzione sia di mescolare il sacro con il profano, ma tra una portata e l’altra sarà difficile non pensare al pasto più atteso di tutte le settimane, a quel Milan che da tempo, ormai, regala più pene che gioie. Ma anche nel giorno del Signore il pensiero corre al Diavolo, quello rossonero, relegato per davvero all’Inferno, incapace di staccare un pass quanto meno per il Purgatorio, visto che il Paradiso sembra definitivamente precluso.

Avranno scartato, quei tifosi, i regali sotto l’albero: chi un maglione, chi un orologio, chi un nuovo smartphone. Avranno abbracciato i parenti, staranno predisponendo le cartelle per la tombola. Ma in fondo al cuore e dentro l’anima, quella preghiera: «Milan, un regalo, un solo regalo sotto l’albero». Prima di lasciare da parte questo 2017 illusorio, quello del closing e delle speranze deluse di un’immediata rinascita, quello di un anno a due facce, che ha dato di più quando si disponeva di poco, quello in cui Rino Gattuso pare l’agnello da sacrificare sull’altare dei cinesi (e dei loro dirigenti): un solo, ultimo, regalo.

Un derby da vincere, una partita, per affacciarsi al 2018 con un’altro spirito, per pensare che il dna vincente non è andato smarrito per sempre. Un piccolo miracolo. Per essere un po’ meno Scrooge in famiglia. Per ringraziare Babbo Natale. Per sentirsi di nuovo Milan. Perché tra il sacro e il profano, a Natale, il confine è spesso sottile.