Svezia-Italia, tra Insigne ed insidie - Calcio News 24
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2017

Svezia-Italia, tra Insigne ed insidie

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insigne ventura italia settembre 2017

Svezia-Italia, centottanta minuti da dentro o fuori: in palio il delicatissimo accesso al prossimo Mondiale, uno dei trentadue posti di Russia 2018

SveziaItalia, stavolta ci siamo davvero: quello spareggio che tanto abbiamo provato ad evitare ma che è puntualmente toccato in sorte – più per meriti della rivale Spagna che demeriti dell’Italia – è davvero realtà. In settantadue ore la verità: il lasso temporale che va da venerdì a lunedì sera racconterà se ad aggiudicarsi il biglietto per Russia 2018 sarà la nazionale di Ventura o quella di Andersson. Una qualificazione al Mondiale che qualora dovesse mancare – lo ha detto senza troppi giri di parole uno degli esponenti più quotati del gruppo, Daniele De Rossi – andrebbe a rappresentare una sorta di buco nero nel curriculum di tutti calciatori oggi chiamati in causa.

Svezia-Italia, le insidie

Senza alcuna intenzione di peccare di superbia, è una verità che accade in ogni sport: quando una realtà incontra un avversario meno forte, buona parte delle insidie si nascondono proprio al suo interno. Quando la chance è nelle proprie mani si ha tutto da perdere e si gioca con la consapevolezza di questo elemento: l’avversario, per ovvia conseguenza, va invece in campo con la leggerezza di chi da perdere non ha proprio nulla. Un’impresa se si centra l’obiettivo, una poco dolorosa pacca sulla spalla altrimenti. Ciò non vuol dire ovviamente che sia meglio essere più deboli, non a caso infatti nella stragrande maggioranza dei casi è il più forte ad imporsi (in questo caso l’Italia oltre ogni ragionevole dubbio), ma il fattore psicologico è un aspetto con cui fare necessariamente i conti. Solitamente l’Italia – è storia nota – dà il meglio proprio quando si ritrova sotto pressione, quando sbagliare vuol dire morire, mentre è propensa a giocare con una certa deconcentrazione se l’esito negativo dell’impegno non è compromettente. Siamo fatti così, nel bene e nel male, prendere o lasciare. Tutto questo per spiegare dettagliatamente come dipenda da noi: l’Italia è più forte della Svezia, storicamente ed attualmente, ed in quanto tale ha saldamente nelle mani le sue sorti.

L’avversario: la Svezia di Andersson

Quinta tra le nove seconde classificate dei gironi di qualificazione in ambito Uefa, la Svezia si è aggiudicata l’opportunità di disputare questi spareggi consolidandosi al secondo posto di un girone che al suo interno conteneva anche l’Olanda. Un traguardo che basta da sé a considerare l’avversario ben degno e meritevole di essere preso in considerazione. Diciannove punti complessivi, accumulati sostanzialmente nelle gare disputate in casa, lì dove la Svezia non ha mai perso: quattro vittorie (tra cui spicca quella rifilata alla Francia vice campione d’Europa) ed un pareggio con l’Olanda. Decisamente più precario il rendimento esterno: due vittorie scontate sui campi di Bielorussia e Lussemburgo, poi solo sconfitte, anche in Bulgaria per intenderci. Dunque è alquanto presumibile che la Svezia si giochi gran parte delle sue chance qualificazione in casa, per poi provare a limitare i danni nella sfida di ritorno, nello scenario di un San Siro – che si spera – infuocato per l’occasione. Altra caratteristica decisamente interessante emersa dall’analisi del girone è la capacità di andare in gol: ben 26 le reti firmate da Berg (capocannoniere del girone) e compagni nelle dieci gare di qualificazione disputate, primo attacco del raggruppamento alla media di 2.6 gol a partita. Oltre al centravanti, decisamente prolifici anche Forsberg (4 gol), Lustig, Toivonen e Granqvist, tutti a quota tre.

Svezia, gli altri dati

Non finisce qui, altro dato decisamente interessante da proporre è il seguente: quello della Svezia è il sesto attacco dell’intero cammino di qualificazione Uefa verso Russia 2018. La speciale classifica dei gol fatti recita: Germania 43, Belgio 43, Spagna 36, Portogallo 32, Polonia 28, Svezia 26. Come potete ben desumere, meglio dunque di tante altre nazionali più quotate, tra cui quella italiana. Non va altrettanto bene per quanto concerne le statistiche difensive: la Svezia ha incassato nove reti in dieci gare all’attivo, subendo dunque alla media di 0.9 gol a partita. Un dato che non è disastroso ma che evidenzia con forza il raggio d’azione sul quale l’Italia di Ventura dovrà impostare i centottanta minuti: attaccare quella che è una fase difensiva tutt’altro che imperforabile.

Italia, scelta in controtendenza

L’opzione del commissario tecnico Gian Piero Ventura pare però andare in direzione totalmente opposta: per l’impostazione tattica di Svezia-Italia si torna al 3-5-2 di Antonio Conte, dopo che per due anni l’allenatore non ha derogato da quel 4-2-4 che a detta di tanti non ha assolutamente valorizzato le risorse a disposizione. Insigne e Verratti su tutti. Quando un po’ tutti si aspettavano la coerenza, ossia di giocarsela fino alla fine con le proprie armi, o meglio fedeli al proprio credo, ecco il passo indietro: 3-5-2, mossa al limite tra l’indecisione ed il timore. Un’insidia auto-generata in casa. La coppia d’attacco designata era in tal senso composta da Zaza ed Immobile, non a caso si è tornati in tutto e per tutto alla linea guida con cui Conte ha gestito la fase di qualificazione all’Europeo del 2016. L’infortunio occorso a Simone Zaza nelle ultime ore può rimescolare i piani, ma il dibattito si è incentrato sulla scarsa considerazione tenuta verso l’unico reale fuoriserie offensivo che il calcio italiano oggi può presentare: Lorenzo Insigne. Non saperlo riconoscere – e conseguentemente valorizzare – è un limite che va oltre l’accesso o meno al prossimo Mondiale. Anche perché, lo impone la scuola italiana e la storia dei nostri successi, non è corretto incentrare queste ore caldissime sui personalismi: è Svezia-Italia, che vi piacciano o meno, Ventura ha il diritto di fare le sue scelte e l’obbligo di portarci al Mondiale.

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