Juventus, la legge di Cuadrado: altro che panchina - Calcio News 24
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2017

Juventus, la legge di Cuadrado: altro che panchina

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Nel suo ruolo la Juventus ha acquistato ben due calciatori da 45 milioni di euro, eppure il titolare resta lui: la legge di Juan Cuadrado

Titolare. Praticamente sempre. Tranne quando ha rifiatato nella sfida con il Chievo Verona in vista degli impegni ravvicinati. Dal primo minuto rispettivamente contro Lazio in Supercoppa Italiana, Cagliari, Genoa, Sassuolo e Fiorentina in Serie A, Barcellona in Champions League. I suoi minuti sono 393, una rete e due assist all’attivo: inamovibile, cruciale nell’assetto e nelle gerarchie del tecnico Massimiliano Allegri, nelle retrovie rispetto al colombiano sono attualmente da collocare i due grandi innesti dell’estate bianconera, Douglas Costa dal Bayern Monaco e Bernardeschi dalla Fiorentina per un complessivo di ben 90 milioni di euro. No, la Juventus punta ancora su Juan Cuadrado e lo fa senza indugio, senza esitare, senza rimorso alcuno per la montagna di soldi che attualmente scalda la panchina bianconera.

Allegri e la sua Juventus

Del resto siamo al cospetto della logica delle grandi squadre: la qualità delle rotazioni – o in questo caso delle alternative, perché al momento di rotazione ce n’è ben poca – impone un livello di competitività talmente alto da portare a situazioni del genere. Con la fotografia di una panchina fatta di milioni di euro e di aspettative. Trecentonovantatré i minuti disputati dall’esterno colombiano, rispettivamente 205 e 72 quelli toccati a Douglas Costa e Bernardeschi. Ancora a quota zero Marko Pjaca, l’altra alternativa di lusso per quanto concerne gli esterni offensivi del 4-2-3-1 bianconero, ma è fattore dovuto alla lunga attesa del suo pieno recupero. La premessa: con Allegri i nuovi innesti – nella stragrande maggioranza dei casi – faticano ad inserirsi sin da subito nella pianta stabile della formazione titolare. A maggior ragione, nel caso di Bernardeschi, si tratti di calciatori comunque giovani e reduci da esperienze di non primissimo livello, o meglio non del tenore che spetta riconoscere alla Juventus. Ci vuole tempo insomma: per crearsi una personalità da Juventus, per entrare a pieno nell’humus bianconero. Non è tanto una questione tattica: la proposta calcistica di Allegri non impone chissà quali esigenze. Si tratta più di un’argomentazione prettamente caratteriale: il buon Max ha bisogno di fidarsi a pieno di un calciatore prima di strutturarlo a tutti gli effetti nella sua Juventus.

E la fiducia in Cuadrado è massima

In questo caso siamo poi di fronte ad un’evidenza: un interprete affidabile in quel ruolo già c’è. E risponde al nome di Juan Cuadrado: non c’è addetto ai lavori che non aveva individuato negli acquisti di Douglas Costa e Bernardeschi l’intento di far scalare il colombiano in panchina. Eppure lui è ancora lì: perché gode della massima fiducia di Allegri, perché è pedina che ha già dimostrato il suo valore, perché sa cosa deve fare in campo e raramente viene meno sul piano della prestazione e dell’impegno. Magari non è quell’esterno che ti fa saltare il banco alla pari dei massimi esponenti internazionali: nella passata stagione si sprecarono i confronti con i vari Messi, Neymar, Ronaldo, Bale per spiegare come la Juventus – considerando anche Mandzukic – non vantasse frecce del calibro delle squadre più forti d’Europa. Si è scelto di colmare quel deficit con i due acquisti pesanti si cui si è detto: ma dopo un mese gioca ancora Cuadrado, che ha segnato la spettacolare rete del momentaneo 2-3 in quel di Genova, la firma che ha messo a posto i conti in rimonta sul Genoa, che sul campo del Sassuolo ha servito l’assist a Dybala in occasione dello 0-2, che nella complessa sfida con la Fiorentina ha deciso con l’altro assist recapitato al match-winner Mario Mandzukic. Un apporto insomma tutt’altro che secondario nell’economia di una squadra che vuole rispondere con tutta la sua forza a chi la voleva in fase discendente, accomodata sui successi del recente passato ed altrettanto depressa dagli insuccessi.

Eccezione Bentancur?

Classe ’97, reduce dal campionato argentino, Rodrigo Bentancur è decisamente il protagonista che non ti aspetti: o meglio, che non si attende chi non lo ha mai visto all’opera. Sul profilo di Bentancur avevamo provato ad avvisarvi, ma neanche da queste parti – considerato tutto quello che abbiamo asserito sui tempi standard che occorrono per conquistare le grazie di Massimiliano Allegri – si poteva immaginare un ambientamento così rapido. La titolarità a Barcellona il principale indizio, la fiducia che nel complesso gli ha già concesso l’allenatore in questo avvio di stagione la certezza: Rodrigo Bentancur è al centro di questa Juventus. Ha saputo ritagliarsi lo spazio in concomitanza delle assenze di Marchisio e Khedira trovando il modo di dare sfoggio al suo repertorio: personalità, qualità nel trattamento della palla, gestione dei tempi, testa alta come un centrocampista che non ha certo paura di mostrarsi piccolo al cospetto dei grandi. Allegri – che oramai è tecnico esperto e se vogliamo furbo, inteso nel senso positivo e costruttivo del termine – se ne è accorto presto ed ora si ritrova un gioiello tra le mani. L’impressione: Marchisio e Khedira rientreranno e certamente ritroveranno i loro minutaggi, ma questo ragazzino che di nome fa Rodrigo e di cognome Bentancur difficilmente sparirà dai radar bianconeri.

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