Milan, vittoria da grande. Per lo spettacolo rivolgersi al circo - Calcio News 24
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2017

Milan, vittoria da grande. Per lo spettacolo rivolgersi al circo

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kessie milan settembre 2017

Il massimo risultato col minimo sforzo: Milan-Spal non è stata di certo la miglior partita dell’era Montella, ma ha segnato una crescita importante. L’analisi della sfida di San Siro

Milan-Spal è stata una delle partite meno divertenti di questo inizio di Serie A. Per il Milan, però, è stato un netto passo in avanti dal punto di vista mentale, perché su altre caratteristiche c’è ancora da lavorare. Il Diavolo aveva bisogno di tornare a vincere giocando maluccio in partite poco entusiasmanti. Lo ha fatto contro la Spal, la squadra di Fabio Capello, e proprio l’attuale allenatore dello Jiangsu esclamò la famosa frase “chi vuole lo spettacolo vada al circo“. Chi, in estate, pensava a un Milan prepotente con gli avversari si sbagliava di grosso. Una partita come quella di ieri è stata gestita alla grande da Vincenzo Montella e dai giocatori. Non un rischio – tolto il brivido dopo pochi secondi – e nemmeno una overdose di fatica in vista del ben più provante test con la Sampdoria. Da questo Milan ci si aspetta sempre qualcosa di più, è nell’occhio del ciclone e sovraccaricato di responsabilità. Finora ha vinto nove gare su dieci, ma la sconfitta con la Lazio pesa, in special modo a chi non è ancora riuscito a vedere la trave nel proprio occhio e si concentra sulla pagliuzza rossonera.

Milan-Spal: il lato negativo

Non va bene stressare così tanto un Milan in piena rivoluzione, ma non è che questo Diavolo sia tutto rose e fiori. Innanzitutto, la vittoria di ieri è arrivata senza gol su azione. I rigori erano sacrosanti, ci mancherebbe, ma la scarsa vena realizzativa e il feeling Silva-Kalinic da rivedere non hanno aiutato. Chi vuole lo spettacolo vada al circo, ma il calcio è soprattutto gol, e per segnarli bisogna tirare in porta: a volte non bastano le conclusioni da fuori area, servirebbe più incisività. Si dirà che il Milan degli anni scorsi non sapeva nemmeno di che forma fosse un’area di rigore, ma è giunto il momento pure di scrollarsi di dosso il tramonto berlusconiano perché fare i paragoni con le brutture del passato non fa crescere la squadra. A farla evolvere saranno gioco e risultati, ma finché non arriva il primo fattore, Montella si accontenta anche del secondo. Meno Sacchi e più Capello, giusto per scomodare quasi tutti i mostri sacri del calcio rossonero. Il lato veramente negativo, però, riguarda la forma fisica. Il Milan non ha lo sprint o il passo delle rivali. La Roma fa paura quando accelera, l‘Inter pure, del Napoli e della Juventus meglio non parlare perché appartengono a un altro sport; il Torino e la Lazio, per citare due possibili rivali, vanno al doppio e sembrano riuscire a cambiare passo in fase offensiva, pur con tutti i problemi delle rispettive retroguardie. Quando il Milan avrà la condizione perfetta allora ci sarà da divertirsi, per ora si accontenta di tre punti in saccoccia e di dodici lunghezze in cinque match. Fossero sempre così i mercoledì d’autunno, altro che circo.

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