2017
Fattore A sul Napoli: guida Albiol, corre Allan
Il Napoli corsaro passa anche a Bologna: cinque vittorie su cinque partite in questo confortante avvio di stagione
Regola del tre per il Napoli di Sarri: tre sono le vittorie su altrettante partite di campionato, tre i gol rifilati alle avversarie di turno. Prima al Verona nella trasferta del Bentegodi, poi all’Atalanta nello scenario del San Paolo, infine ieri in quel di Bologna. Le statistiche sono però da aggiornare in base all’esito del playoff valso l’accesso alla Champions League: Nizza spazzato via all’andata come al ritorno, le vittorie diventano cinque. Su cinque gare ufficiali disputate, ovviamente. I gol fatti sono complessivamente tredici, quelli subiti due. La partenza del Napoli 2017-18 insomma è senza freni: i partenopei sanno solo vincere, ma a differenza del recente passato sono in grado di farlo percorrendo vie differenti.
La particolarità della vittoria di Bologna
Il Napoli espugna il Dall’Ara come da pronostico, ma il risultato non descrive in pieno l’evoluzione della gara: una contesa non così lineare ma piuttosto contorta, con il Bologna che ha complicato i piani partenopei per un’ora piena di gioco. Complici gli impegni nazionali di tanti degli interpreti azzurri e la stanchezza che comportano rispetto a chi invece può preparare la gara con la classica settimana tipo. Buona comunque la dinamica trovata da Donadoni: pressing alto su Jorginho, asfissiato sin dalle primissime battute della manovra, valida in tal senso l’opera dei tre trequartisti schierati per infastidire le linee di Sarri. Verdi in primis, attivi anche Palacio e Di Francesco: presenziare quella fetta di campo può essere alla lunga un antidoto al proverbiale palleggio del Napoli, con altri allenatori che in futuro potrebbero giocarsi tale carta, sempre ammesso – ipotesi assai probabile – che le intuizioni di Sarri non trovino pronta alternativa. Altra musica nella ripresa, quando il Napoli ha sfruttato la profondità della sua rosa nei comparti di difesa e centrocampo: Zielinski ha portato in dote quel passo che al momento manca a capitan Hamsik, alla ricerca della condizione migliore per incidere come ha abituato. L’infortunio occorso a Chiriches non ha spaventato il Napoli: dentro Albiol al fianco dell’inamovibile Koulibaly, con Maksimovic ulteriore risorsa. La coperta insomma è lunga quanto basta.
Napoli, fattore Albiol
Non ce ne voglia l’affidabile Chiriches, ma l’ingresso in campo di Albiol ha dato al Napoli sicurezza e fluidità maggiori: due parole chiave che dettagliano al meglio il peso conservato dallo spagnolo nell’economia della squadra. La linea difensiva, guidata dal diretto interessato, si muove con meccanismi più consolidati: la sensazione forte è che con l’ex Real Madrid in campo si soffra di meno. Per il valore intrinseco del calciatore, senza dubbio, ma anche perché si è abituati a determinati movimenti. Collaudati oltre ogni ragionevole dubbio. Capitolo fluidità: immediato ricollegarsi al pressing ieri attuato su un Jorginho in evidente difficoltà nel perseguire i suoi consueti tempi di gioco. Raul Albiol si è sostituito in più di un’occasione al regista italo-brasiliano in fase di costruzione della manovra, un po’ come accadeva in casa Juventus sull’asse Bonucci–Pirlo ai tempi di Antonio Conte, con il miglior regista di tutti i tempi che – quando asfissiato dalle marcature avversarie – si spostava letteralmente su un lato di campo per agevolare l’avanzata del difensore. Il Napoli può farlo con misura, considerati i due (e non tre, come nella Juventus di Conte) difensori centrali impiegati, ma lo strumento è da considerare risorsa aggiuntiva in tempi in cui si studia di tutto e di più pur di arginare la perfetta macchina partenopea.
Allan centrocampista totale nel Napoli di Sarri
Abbiamo detto fattore A: ci domanderete perché non si fa riferimento ai vari Insigne, Callejon e Mertens. I primi due protagonisti del proverbiale asse che ha sbloccato la gara di Bologna, il folletto belga fenomeno pronto a chiudere la contesa al primo errore avversario. E poi c’è Reina, come non citare un portiere protagonista di due interventi assai delicati quando il risultato era inchiodato sullo 0-0. Leader, per vocazione naturale. Mezzo voto in più va però all’attitudine di Allan: il brasiliano ha corso a tutto campo senza soluzione di sosta, a volte – non ce ne vorranno gli altri – lo ha fatto per due o per tre. Un moto incessante in entrambe le fasi di gioco: in quella difensiva, per opporsi alla verve che ha messo in campo un Bologna umiliato nello scorso campionato dal non dimenticato 1-7, in quella offensiva, lì dove ha imparato ad aggredire gli spazi, permettendo al suo Napoli di occupare uno spazio via via maggiore nella metà campo avversaria. Viene da chiedersi che genere di centrocampista sarebbe se avesse nel suo repertorio anche la conclusione dalla media distanza. Allan oggi è uomo chiave del Napoli di Sarri: lo è diventato in reazione agli acquisti che la società ha effettuato un anno fa, con i vari Rog, Zielinski e Diawara ad elevare a dismisura la competitività interna del gruppo. Se i risultati sono questi, se l’effetto porta in dote questo Allan, bene, Maurizio Sarri può davvero puntare su un centrocampo tra i più completi e prospettici del palcoscenico internazionale.
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