Italia-Israele: la curiosa storia della gaffe a Messico 1970 - Calcio News 24
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2017

Italia-Israele: la curiosa storia della gaffe a Messico 1970

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paracadute bandiera italia marzo 2016

La storia del calcio azzurro non racconta molti incontri fra Italia ed Israele, sebbene uno su tutti, a Messico 70, fece clamore nel mondo del giornalismo sportivo.

Italia-Israele vale la qualificazione al Mondiale di Russia 2018, è inutile nasconderci dietro un dito. E gli avversari, sebbene al momento valgano circa il 60° posto del ranking FIFA, comunque ci mettono paura, come accade ogni volta che il calcio italiano deve affrontare un match da “o la va o la spacca”.

Nella storia della nazionale italiana, che finora ha disputato complessivamente 797 gare con 422 vittorie, 217 pareggi e 158 sconfitte, la sfida con Israele è quasi inedita, conseguenza del fatto che la compagine avversaria, geograficamente in Oriente, è entrata a far parte in maniera definitiva dell’UEFA soltanto nel 1994, dopo un lungo girovagare fra le confederazioni di Asia ed Oceania.

Il bilancio con Israele recita 4 matches disputati, con 3 vittorie azzurre, un pareggio e nessuna sconfitta. Ben 13 le reti segnate e soltanto 3 quelle subite.

Curiosamente il primo confronto assoluto fra le due nazionali, valido per le qualificazioni ai Mondiali del Cile 1962 e disputato a Torino il 4 novembre 1961, vide scendere in campo a difesa dei pali azzurri Lorenzo Buffon, cugino di secondo grado del nonno di Gianluigi Buffon, il nostro attuale numero uno. Lorenzo fu un mitico portiere degli Anni 50-60 che indossò per molti anni le maglie di Milan ed Inter, e che vinse ben 5 scudetti in carriera.

Il confronto terminò con il netto successo dell’Italia per 6-0, grazie alle reti di Omar Sivori (quaterna), Corso ed Angelillo, che permise alla nazionale di conquistare il pass mondiale.

Ma ad entrare nella storia fu la partita valida per il girone eliminatorio nel corso dei Mondiali di Messico 1970. Agli Azzurri bastava un pareggio per superare il turno ed accedere ai quarti di finale. E la squadra di Valcareggi era anche riuscita a segnare in un paio di occasioni, ma entrambe le volte il direttore di gara annullò su segnalazione del guardalinee etiope Seyoum Tarekegn.

Fin qui nulla di strano ma, dopo il match, a Nicolò Carosio, telecronista ufficiale della Nazionale di calcio, venne attribuita la frase «Ma cosa vuole quel negraccio?» che avrebbe pronunciato nei confronti del guardalinee. Carosio smentì categoricamente di essersi espresso in quel modo, ma ormai le polemiche si erano scatenate, arrivando fino ai Palazzi della politica, fino a provocare una protesta formale dell’Ambasciata Etiopica al nostro ministero degli Esteri.

La RAI si trovò così a dover prendere una decisione importante, chiedendo a Carosio di rientrare immediatamente in Italia. Scattò però fra i colleghi la solidarietà per un fatto non accaduto, ed allora il compromesso: telecronaca a Martellini mentre Carosio rimase al suo posto in Messico, a svolgere regolarmente la professione, commentando altri matches.

Tuttavia non verrà mai scagionato da tale infamante accusa e non gli venne nemmeno chiesto scusa, in quanto Carosio non utilizzò frasi a sfondo razzista nei confronti del guardalinee etiope, come poi i vari filmati originali dell’epoca hanno sempre confermato.

Solo qualche giorno più tardi, a Martellini toccherà l’onore di raccontare un match che rimarrà scritto nella leggenda: Italia-Germania 4-3 e 120 minuti di lunghissime emozioni.

 

 

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