2017
Roma, l’esordio di Monchi con un calciomercato Schick
Ramon Rodriguez Verdejo detto “Monchi” è arrivato a Roma con grandi attese e tutti lo aspettavano alla prova del suo primo calciomercato italiano
Quando lo scorso aprile la Roma ha annunciato ufficialmente Monchi come nuovo direttore sportivo, tra tifosi e addetti ai lavori è nata subito la curiosità di vederlo all’opera nel calciomercato italiano. Negli ultimi anni, il dirigente spagnolo, è stato una specie di Messi in giacca e cravatta. Un fenomeno in grado di trasformare una realtà storica, ma per nulla vincente, come Siviglia in un esempio di successo basato sulla programmazione e sulla gestione oculata di uomini e risorse. Così, in questa calda estate di calciomercato, un po’ tutti lo aspettavano al varco. Come quando sei in vacanza e al campetto del villaggio arriva il ragazzino nuovo e tutti lo vogliono sfidare: qualcuno per vederlo cadere, altri solo per vederlo giocare.
Monchi a Roma: un inizio difficile tra cessioni eccellenti e meme
Non si apre nemmeno ufficialmente il calciomercato e subito la tempra di Monchi viene messa alla prova. Spalletti è il primo ad abbandonare la nave, ma il suo era un addio annunciato da tempo e quasi fisiologico dopo lo strascico di polemiche per il caso Totti. La prima missione dunque è quella legata alla ricerca del nuovo tecnico: la scelta ricade su Eusebio Di Francesco. Un tecnico giovane ed emergente, una sfida di quelle che piace al ds spagnolo. In verità anche una soluzione dettata dalle opportunità di un mercato degli allenatori che non offriva grandi spazi di manovra. Il peggio però deve ancora venire e nelle settimane che seguono dalla Roma inizia un mini esodo guidato dalla cessione di Salah, Paredes, Rudiger e dal quasi trasferimento di Manolas, saltato solo per un’incomprensione burocratica tra il greco e lo Zenit San Pietroburgo. Il tutto contorniato da continue voci di mercato su Strootman e Nainggolan. Il calcio italiano sembra quasi stia rigettando Monchi, il “ragazzino nuovo” venuto al campetto a fare il fenomeno e che in un mese e mezzo si è fatto smontare la squadra.
In effetti l’ambiente romano non aspettava altro per dire: «Te l’avevo detto» e rigurgitare sui social tutta la frustrazione covata in dieci anni senza vittorie. Le frasi disattese (“i giocatori della Roma non hanno un cartello con scritto vendesi” e “non esiste nessuna trattativa per Rudiger”) pronunciate in due diverse conferenze non hanno fatto altro che avvelenare il clima. Ma un buon dirigente non deve dire sempre la verità ma deve fare solo il bene della squadra, anche se questo vuol dire raccontare bugie. È innegabile che queste tre operazioni in uscita rappresentano un piccolo capolavoro dal punto di vista aziendale. Qualcuno obietterà che ai tifosi importa vincere i trofei e non lo scudetto dei bilanci ma nel calcio di oggi non è possibile scindere le due cose. Incassare 27 mln di euro (tra parte fissa e bonus) dallo Zenit San Pietroburgo per Paredes, che l’anno scorso ha giocato solo 15 partite da titolare, è un’operazione vincente: grande incasso economico con impatto minimo sulla rosa. I trasferimenti di Rudiger e Salah meritano due discorsi a parte. Per il tedesco i giallorossi hanno incassato 35 mln di euro (+4 di bonus), un’offerta difficile da rispedire al mittente per una società che guardo con un occhio al campo e uno ai bilanci, specialmente quando si parla di un difensore centrale che due anni fa era stato accolto dai fischi dagli stessi tifosi che ora lo rimpiangono. La cessione dell’egiziano è quella più spinosa perché è arrivata senza preavviso e ha lascia molti dubbi dal punto di vista tecnico. A conti fatti l’unica cessione che ha veramente indebolito la Roma. Salah l’anno scorso ha dimostrato di essere un fenomeno e probabilmente, se la sua cessione fosse arrivata dopo il caso Neymar, la Roma avrebbe anche incassato più dei 42+8 mln di euro che ha ricevuto dal Liverpool. In questo caso i fattori decisivi sono stati la volontà del giocatore, che ha chiesto apertamente la cessione, e la deadline del 30 giugno per consegnare all’UEFA i bilanci in regola con il Fair Play Finanziario.
Monchi a Roma: tra colpi mirati e scommesse vincenti
Monchi non si è fatto distrarre dal caos e dai veleni che circondavano il suo lavoro ed è andato dritto per la sua strada. Nel corso del mercato è arrivato un mix di giocatori esperti e di giovani talenti, tutti funzionali al progetto tattico di Di Francesco. Mentre il “popolo giallorosso” è in subbuglio per il mercato in uscita, il ds spagnolo assestata preziosi colpi in entrata: acquista Kolarov (5 mln), Gonalons (5 mln), Karsdorp (14+5 mln), Hector Moreno (5,7 mln), Defrel (20+3 mln) e riporta a casa Lorenzo Pellegrini (10 mln) dal Sassuolo. Il manifesto dell’idea “monchiana” di calciomercato però è l’acquisto del turco Cengiz Under per 15 mln di euro dall’Istanbul Basaksehir, esterno mancino di 20 anni e di grandissime prospettive. Un investimento importante in grado, se manterrà le aspettative, di dotare la Roma di un patrimonio economico e tecnico. Tutti questi colpi certamente non scalderanno il cuore dei tifosi ma permetteranno a Di Francesco di avere alternative di livello in tutti i reparti, forse la cosa che più è mancata alla Roma della scorsa stagione.
#VÍDEO | Kolarov marco su primer gol con la camiseta de la @OfficialASRoma
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— Todo Deporte (@tododeporte98) August 20, 2017
Monchi a Roma: sognando il grande colpo di mercato
Ma in fin dei conti il lavoro di un direttore sportivo, prima che dai trofei, viene giudicato dai colpi di mercato che riesce a piazzare, dove per colpi si intende quel giocatore in grado di far sognare i tifosi e di portare la gente allo stadio. Il “ragazzino nuovo” ci tiene a stupide gli altri ragazzi del campo e per questo Monchi insegue il grande colpo per tutta l’estate. Una volta partito Salah era chiaro che il vero nodo del calciomercato della Roma sarebbe stato l’esterno d’attacco. Cominciano a circolare i primi nomi ma il ds spagnolo è abilissimo a depistare i mezzi d’informazione. Poi alla fine il profilo salta fuori: Ryad Mahrez del Leicester. Il giocatore piace ai tifosi e sembra perfetto per il gioco di Di Francesco. Monchi approccia alla trattativa in maniera prudente ma il clamore suscitato dalla notizia mette il club inglese in una posizione di forza e le Foxes giocano al rialzo. Monchi però non è uno che si fa portare a spasso dai venditori e decide di aumentare l’offerta un poco alla volta fino a quando non si stanca di questo gioco delle parti e molla il giocatore. Non per mancanza di disponibilità ma perché giudicava le richieste non consone al valore calciatore. Una prova di forza di un dirigente che non si è fatto ingolosire dal premio che era a portata di mano.
La riprova di quanto detto arriverà qualche giorno dopo la rottura con il Leicester ed è storia recente. Monchi si fionda a capofitto su Patrik Schick della Sampdoria. Il giocatore ceco è praticamente un calciatore dell’Inter, che ha l’accordo totale con il suo entourage e sta solo cercando di convincere i blucerchiati sulla formula del pagamento. Monchi allora si insinua nella trattativa con forza. È questo il colpo che cercava, è questo il colpo che gli serve per lasciare il segno nel suo primo calciomercato italiano. Dopo un intenso corteggiamento, Schick cede alle lusinghe dei giallorossi che così lo strappano alla concorrenza di Inter, Napoli e Juventus che all’ultimo aveva provato ad inserirsi nella trattativa. Il prezzo è quello di un top player: 42 mln di euro ma pagabili in tre anni, un toccasana per le casse del club giallorosso che così ha chiuso il mercato con il bilancio in attivo (+24 mln), riducendo il monte ingaggi del 5%. Alla fine il “ragazzino nuovo” è uscito dal campetto vincitore e si è portato anche a casa il pallone.
#Monchi: “In 17 anni da direttore sportivo, forse questa è l’operazione della quale mi sento più orgoglioso”https://t.co/cdRO46jKi2 #Schick pic.twitter.com/baHUYizqzj
— AS Roma (@OfficialASRoma) August 30, 2017