Napoli – Atalanta, la prima degli uomini di Sarri al San Paolo non ha deluso sotto il piano emotivo: rimonta in 5 minuti e gioco in crescita, ma le sostituzioni di Gasperini hanno inciso eccome

I primi 45 minuti di gioco non sono stati di marca azzurra, il tridente di centrocampo ha ritardato, spesso e volentieri, la palla in verticale per il movimento di Dries Mertens tantomeno Callejon ha chiuso le sue proverbiali diagonali offensive in maniera cattiva e convinta. In 5 minuti di gioco esatti, la squadra di Sarri ha capovolto il destino della partita. Un assist decisivo lo ha regalato proprio Gasperini, che, all’intervallo, ha mandato in campo De Roon al posto del centravanti, Andrea Petagna. Che tradotto in linguaggio calcistico significa togliere un riferimento offensivo di struttura, capace di tenere la palla e far risalire i suoi compagni, permettendo loro di respirare. Il 3 – 6 – 1 con Papu Gomez largo sulla fascia e Josip Ilicic nel ruolo di prima punta, per quanto possa essere l’esaltazione della tecnica individuale ha mandato un messaggio indiretto agli avversari. Il Napoli lo ha colto, scendendo in campo con più reattività e ribaltando l’inerzia del gioco: Insigne più integrato nella manovra e Allan al posto di Hamsik, a dare vivacità e corse in verticale, senza dimenticare la regia arretrata di Raul Albiol. Il San Paolo ha accompagnato i partenopei in ogni scorribanda offensiva fino a provocare negli ospiti un senso di claustrofobia opprimente. La squadra di Gasperini si è disunita, ha perso le distanze, lasciando al Napoli la possibilità di attaccare indistintamente al centro e sulle fasce. La transizione offensiva del terzo gol poi è il chiaro esempio del suicidio calcistico di Gasperini. Dal double atalantino nell’annata 2016/2017 al 3 – 1 del San Paolo di questa sera, Napoli – Atalanta sta tutta qui e il primo tabù stagionale è già stato battuto.