La Gazzetta dello Sport in vista della consegna del Premio Facchetti a Gianfranco Zola ha intervistato il fantasista sulla figura dell’ex capitano nerazzurro e non solo: “Essere accostato a Facchetti è un onore immenso. Come tutti, a prescindere dal tifo, sono sempre stato abbagliato dalla sua personalità . Pelè lo ha inserito tra i suoi top 100, mentre per Beckenbauer era un esempio. Non serve aggiungere altro. Devo ammettere che non ho avuto modo di conoscerlo a fondo. Ma, per le volte che l’ho incontrato, era uno di quei rari personaggi che ti lasciano sempre qualcosa dentro. Il mio orgoglio? Sono riuscito a giocare fino a 39 anni divertendomi e senza mai mancare di rispetto agli altri. Perchè ho sempre saputo reagire nei momenti più difficili. A livello sportivo, ho toccato il fondo due volte. La prima con l’espulsione nel Mondiale ’94. La seconda durante l’Europeo ’96. Contro la Germania sbagliai il rigore e dopo non riuscii più a giocare il mio calcio. Il calcio è uno sport di squadra, ma quell’eliminazione l’ho sempre vissuta come personale”.