2017
Milan e Inter: due facce diverse della stessa Cina. Chi avrà ragione?
Milan ed Inter: la Cina in comune ma due approcci diametralmente opposti di muoversi sul mercato. Qual è la migliore strategia?
Milan ed Inter ricordano la pubblicità di un gelato che impazza sulle tv in questi giorni di calura estiva: l’Inter biscotto, il Milan cioccolato con granella. Da un lato la spending review operata dagli opulenti e potentissimi proprietari di Suning (fatturato di oltre di 18 miliardi di euro), che per muoversi sul mercato sono dovuti rientrare nel mese di Giugno di 30 milioni per le famose questioni legate al financial fair play.
Dall’altro lato, Yonghong Li, i prestiti di 300 milioni ad interessi fuori parametro (tra il 10 ed il 12%) dal fondo americano Elliott e l’accordo di voluntary agreement con la Uefa (il Milan è il primo e finora unico club in Europa ad averlo richiesto) che verrà revisionato ad ottobre, quando la società rossonera dovrà dimostrare i propri progressi in temi di ricavi per poter continuare nelle prossime stagioni a sforare dai bilanci per un massimo di 30 milioni di euro annui.
#Milan, inizia l'era #Li #YonghongLi: "Forza Milan" 🔴⚫️ pic.twitter.com/iegrzVjA9h
— Sportitalia (@tvdellosport) April 14, 2017
Se si giocasse una partita di Texas Hold’em, l’Inter sarebbe un cosiddetto “rock” (ossia un giocatore che rimane seduto al tavolo, ore su ore, e non fa nulla. Non aspetta mani buone, ma aspetta le migliori) ed il Milan un “callingstation” (“vede” sempre e rilancia continuamente, gestendo poco le mani che si ritrova).
Ma chi ha ragione? L’Inter prudente o il Milan rischioso? La storia recente del calcio ci insegna che in “medio stat virtus”: infatti chi opera un eccessivo immobilismo rischia di restare fermo al palo e di non ottenere i risultati pronosticati perché non vengono colmate le carenze dell’annata passata nei vari reparti, mentre chi spende investendo importanti capitali per grandi nomi non è detto che anch’egli giunga all’obiettivo finale (su tutti gli esempi di Paris Saint-Germain e Manchester City: in quasi dieci anni di potere degli emiri appena una semifinale di Champions, quella dei Citizens di due stagioni fa persa contro il Real Madrid). Al campo dunque l’ardua sentenza…