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2017

Ma Kalinic migliora questo Milan?

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Kalinic esce allo scoperto e dichiara la sua volontà: è il Milan lo step futuro. L’analisi

Le parole appena rilasciate da Nikola Kalinic non lasciano spazio ad interpretazioni di alcun genere: “Voglio andare al Milan, ringrazio la Fiorentina per questa esperienza ma il mio ciclo qui è chiuso, la mia carriera ha ora bisogno di uno step ulteriore“. Il centravanti croato ha dunque scelto di riversare le carte sul tavolo: manifestata la volontà di trasferirsi in rossonero, il corteggiamento del Milan è dunque andato a buon fine. Resta da trovare un complesso accordo tra i due club: la Fiorentina, alle prese con gli addii oramai certi di Bernardeschi e Borja Valero, andrebbe a privarsi di tre pezzi da novanta del suo organico. Aprendo così inevitabilmente ad un profondo processo di rifondazione che troverebbe sul sentiero il fervore di una piazza già delusa dall’andamento della scorsa stagione.

Kalinic da Montella: il ruolo

Il Milan ha già acquistato due attaccanti: André Silva per 38 milioni di euro, il colpo assoluto della sua roboante sessione di calciomercato, e Fabio Borini dal Sunderland per un importo complessivo di sei milioni. Pochi dubbi sull’inquadramento di quest’ultimo: l’attaccante italiano partirà da alternativa ai titolari, rappresenterà a tutti gli effetti un jolly buono per ogni posizione ed evenienza, la carta in più fatta di rapidità e soluzioni estemporanee da giocarsi non appena ritenuto opportuno. Non sussiste invece alcun dubbio sull’impiego permanente del gioiello portoghese: titolarità assicurata, da valutare – a seconda del modulo che Vincenzo Montella sceglierà per il suo rivoluzionato Milan – se da prima punta, da seconda o addirittura da attaccante esterno. Ipotesi meno probabile. Esattamente in questo contesto si incastra la figura di Nikola Kalinic: qualora verrà effettivamente portato a termine il suo acquisto, il croato sarà alternativa ad André Silva nel ruolo di centravanti o giocherà con il classe ’95 ex Porto? Sarà dunque 4-3-3 con il portoghese titolare e lo slavo riserca oppure 4-3-1-2 con l’utilizzo simultaneo dei due attaccanti?

Calhanoglu il segreto tattico

Grazie all’eccellente acquisto del talento turco, Montella potrà agevolmente optare per i due sistemi, magari trasmigrando dall’uno all’altro in base alle contingenze del momento: Hakan Calhanoglu può agire da trequartista centrale – il suo ruolo d’appartenenza – di un 4-3-1-2, lavorando dunque alle spalle di due attaccanti puri quali sono André Silva e Kalinic, o defilarsi sulla corsia mancina da attaccante esterno per rilanciare il classico 4-3-3 dell’allenatore rossonero. Con Suso sull’altra corsia ed un solo riferimento offensivo, ovviamente André Silva. L’acquisto di Kalinic dunque – con Borini come detto variabile impazzita del quadro – andrebbe effettivamente a completare le risorse a disposizione di Montella, che così avrebbe ogni strumento a disposizione per disegnare il Milan a suo piacimento. In tal senso il croato è senz’altro più tarato sulle esigenze dell’allenatore campano più di quanto lo siano Bacca e Lapadula: più parte integrante dell’espressione collettiva di gioco, più abile a dialogare con i compagni, più partecipe delle dinamiche costruttive e non limitato all’essenziale ruolo di esecutore finale.

Ma andrebbe realmente a migliorare questo Milan?

Ci fossimo posti questa domanda in avvio della sessione di calciomercato, la risposta sarebbe stata senza dubbio affermativa: a quel livello di Milan, l’acquisto di un calciatore del valore di Kalinic può elevare la portata. Ma a questo livello di Milan, quello già raggiunto dopo le operazioni portate a termine dal tandem Fassone-Mirabelli, il valore di Kalinic va ad alzare concretamente le ambizioni? La risposta si fa più complessa e sicuramente meno nitida. La sensazione forte è quella che, considerato il tenore raggiunto già oggi 4 luglio dal Milan della nuova era cinese, si possa pensare di mettere le mani su un attaccante più forte dell’attuale centravanti della Fiorentina. Puntare su qualcuno realmente in grado di fare la differenza, di far saltare il banco, di mettere sul piatto una certezza comprovata: nei corridoi del mercato echeggia ad esempio il nome di Aubameyang, quello sì potenzialmente devastante per la rivoluzione che ha in testa questo giovane e già forte Diavolo. La grande impresa centrata dalla neonata dirigenza italiana è proprio quella – in un solo mese – di aver alterato una sensazione: se Kalinic sembrava essere il massimo raggiungibile, oggi sarebbe accolto dall’ambiente rossonero senz’altro come un ottimo rinforzo ma con quella punta di amaro in bocca. Quasi come se ci si fosse accontentati, rinunciando ad un profilo oltre le righe. Ore calde, prende forma un Milan migliore. Con la rivoluzione in testa, da comprendere a quale livello di ferocia.

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