2017
Percassi e la porta per il futuro: «Atalanta e Gasperini, che soddisfazioni!»
Antonio Percassi, la sua Atalanta e quel viaggio in Europa: «Lo stadio è un buon investimento. L’anno prossimo…»
Antonio Percassi, presidente dell’Atalanta, ha sempre temuto che «prima o poi qualcuno ci sveglierà». Tuttavia, la Dea può festeggiare un’annata da sogno e programma il futuro con acume, visto quanto riferito ai microfoni de “La Gazzetta dello Sport” quando gli viene chiesto delle prestazioni dei suoi ragazzi in nazionale contro San Marino: «Visto quanto corrono? Stanno tutti bene anche dopo un campionato così duro. Merito anche dell’ottimo lavoro svolto dallo staff di tecnici, medici e preparatori. Ma non ci fermiamo, nei prossimi mesi spenderemo 10 milioni per migliorare il centro di Zingonia che avrà 12 campi. Un gioiello».
PARTITI MALE, MA… – E pensare che l’Atalanta aveva cominciato malissimo, ma c’è stato un momento di svolta, raccontato da Percassi: «Per quanto mi riguarda, la notte che ho passato insonne quando Gasperini mi ha detto che voleva lanciare alcuni giovani. Dovevamo giocare contro il Napoli che aveva appena fatto un partitone col Benfica in Champions. Gli ho detto: “Ma è sicuro? Se va male, si rischia di bruciare i ragazzi”. Ha avuto ragione il mister». Il coraggio di Gasperini, ma anche la fiducia da parte della società. «Abbiamo sempre creduto nel nostro allenatore, grazie a lui a Bergamo non si è mai visto giocare così bene». All’inizio la squadra faticava a seguirlo. «Vero, serviva una scossa. Ricordo che il mercoledì prima del Palermo ho detto alla squadra: “Chi non gioca da Atalanta, non mette più piede qui dentro”». Perché avete scelto Gasperini? «Era un’idea che avevamo da tempo, anche se inizialmente avevamo puntato su Maran. Gasperini era sotto contratto col Genoa e quando Preziosi mi ha telefonato per dirmi che prendeva Juric, non ho perso tempo e l’ho chiamato». Cosa resta del campionato dell’Atalanta? «La continuità: non ha mai sbagliato una partita, anche la batosta con l’Inter è stata utile».
NON SOLO CAMPO – Le iniziative per riabilitare Grassi (squalificato per insulti razzisti) e Masiello (squalificato per le scommesse) sono state solo operazioni di immagine? «No, ci credevamo molto, noi e loro. A proposito di Masiello, sono contento perché ha fatto un gran campionato, è stato un bene aspettarlo». Avete previsto un ritocco delle spese? «Non faremo follie. Il monte stipendi, oggi di 30 milioni per la prima squadra, al massimo aumenterà del 20 per cento. Dobbiamo avere i conti in ordine: c’è la volontà di migliorare la squadra, ma oltre certi limiti non possiamo andare, perché l’Atalanta ha raggiunto il giusto equilibrio e non abbiamo alcuna intenzione di rompere il giocattolo. L’Europa League ci porterà 78 milioni, è vero, ma noi dobbiamo anche pensare agli investimenti già messi in campo: 10 milioni per migliorare il centro di Zingonia e 40 milioni, compresa l’acquisizione e la demolizione dell’area, per il nuovo stadio che sarà pronto tra tre o quattro anni. Vogliamo tenere l’equilibrio per non essere costretti a vendere all’ultimo momento, come era successo nel 2014 quando cedemmo Bonaventura al Milan (per 5,5 milioni, ndr): non ripeteremo più operazioni simili. L’idea è di comprare giovani italiani, adesso tutti seguono il modello Atalanta, ma non è facile prendere italiani di qualità. E noi siamo delle formichine rispetto alla Juve».
2017-18 – Giocherete l’Europa League in trasferta, al Mapei Stadium di Reggio Emilia, con Percassi che non può fare a meno di esprimere qualche rimpianto: «Ed è un peccato.. Verona, San Siro e Reggio Emilia erano le tre ipotesi. Il Sassuolo è stato molto disponibile, è stata una buona scelta. Sono sicuro che avremo lo stesso il sostegno dei tifosi». L’obiettivo del prossimo anno? «La salvezza, non dobbiamo perderlo di vista. Stiamo con i piedi per terra: il doppio impegno sarà qualcosa di rischioso, visto cosa è successo al Sassuolo. Noi siamo pronti, ma la priorità resta il campionato. Non dobbiamo rompere il giocattolo». Come si immagina la Lega del futuro? «Così non funziona, ne ho parlato di recente con il commissario Tavecchio che sta tirando le fila per tentare di riformare lo statuto e varare una nuova governance. Serve più managerialità, bisogna affidare i vari settori a professionisti che facciano il bene della lega e aumentino il valore del prodotto. Abbiamo margini di crescita all’estero, in una fase in cui il calcio globale è una delle industrie che registra dati positivi. Credo che ci dobbiamo mettere d’accordo in Lega tra uomini di buona volontà per la svolta».