De Rossi su Spalletti: «Deve rimanere. Totti un lusso» - Calcio News 24
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2017

De Rossi su Spalletti: «Deve rimanere. Totti un lusso»

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Tra presente e futuro. Torna a parlare Daniele De Rossi, centrocampista della Roma. DDR ha parlato di Spalletti, del contratto e di tanto altro

Daniele De Rossi, centrocampista della Roma, è ancora un elemento fondamentale per il club giallorosso e per la Nazionale, nonostante i 33 anni sul groppone. Il centrocampista ha rilasciato una lunga intervista alla rivista “Undici“, in edicola dal 6 aprile, e ha detto la sua sul suo momento, sul futuro di Luciano Spalletti, su Francesco Totti, sull’amore per la Roma, su Antonio Conte e su tanto altro. Queste le parole di De Rossi: «Io sto bene. Da un annetto ho iniziato nuovamente a sentirmi un calciatore di alto livello, un calciatore vero. Rinnovo? Prima o poi parleremo con la società. Io voglio continuare a giocare ma ora non ci penso. Addio alla Roma? Le mie scelte erano professionalmente sbagliate ma avevo  proprio bisogno di giocare con la Roma. Ho il piacere fisico ed emotivo di giocare con questa maglia. Vivere senza Roma sarebbe stata una cosa che mi avrebbe fatto male rispetto al non aver vissuto un Clasico o un’esperienza nel calcio inglese o al non aver vinto determinate cose. Zeman? E’ stata un’annata difficile, ho giocato poco. Non credo sia disonesto, ha sempre dimostrato una grande rettitudine. Totti? L’ho vissuto come idolo ma l’ho anche vissuto da calciatore per 16 anni: lui non è un calciatore normale, per me è stato un lusso. Pirlo e Maldini? Due grandi esempi. Non conosco Maldini ma mi piacerebbe assomigliare a lui».

LE PAROLE DI DE ROSSI SU SPALLETTI, CAPELLO E CONTE – Prosegue De Rossi: «Gli allenatori? Ho avuto Capello da giovane e lui è stata forse la più grande fortuna della mia vita. Con Spalletti invece ho visto il calcio in maniera diversa, lo dico in maniera positiva e lui è stato l’allenatore che mi ha condizionato di più e la Roma dovrebbe fare di tutto per trattenerlo perché con lui sarà più forte. Conte? Ho avuto una sorta di folgorazione. Lui è uno schietto, che dice sempre la verità. Tatticamente è un mostro e poi è un animale da campo: non è facile essere un suo giocatore ma è bello esserlo. Io allenatore? Con i tempi giusti potrebbe essere un’idea. Ho avuto la fortuna di lavorare con Spalletti E conte, due tra i dieci allenatori al mondo. Il terzo è Luis Enrique. Con Guardiola ho giocato e se dovessi diventare allenatore andrei a guardare i suoi allenamenti per imparare».

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