2014

1938 l’anno del mitico Donald Budge

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Secondo appuntamento con la rubrica “Non solo Calcio”!

Eravamo arrivati al 1933: impresa mancata per un soffio da Jack Crawford, avvenimento – nel bene e nel male – che resterà comunque importantissimo per aver ispirato i giornalisti e gli addetti ai lavori nel promuovere un concetto fino ad allora non esistente. Ma quando si è “cementificata” realmente l’unione? Ed ecco la seconda tappa, meno fondamentale della prima, ma decisamente più simbolica: il concetto “ideale” diventa ora finalmente concreto.

1938: GRANDE SLAM DI NOME (DONALD)… E POI DI FATTO
E venne dunque il 1938. Anno che vuoi o non vuoi è scolpito molto profondamente nella pietra “tennis”. Fred Perry e Ellsworth Vines sono passati professionisti e i tornei del Grande Slam non possono essere cosa loro. Ma c’è Budge (che ha vinto le ultime due prove, nel 1937) e il barone Gottfried Von Cramm, tedesco, della Germania nazista, ma di una gentilezza e un rispetto ineguagliati. Sono loro le prime due teste di serie e i logici favoriti per gli Internazionali d’Australia che scattano sui campi erbosi del Memorial Drive di Adelaide. Ma mentre Donald supera agevolmente tutti i suoi ostacoli (non proibitivi per la verità), il rivale incappa in una giornata fastidiosa in QF contro il n°5 Vivian McGrath, spuntandola al quinto, e in SF deve cedere a John Bromwich con un secco tre set a zero. La finale più pronosticata non ci sarà e Bromwich, australiano (e vincitore del torneo l’anno successivo), cede di schianto nell’atto conclusivo consegnando il primo seme della stagione a Budge.

Maggio. Al Roland Garros va in scena uno dei tornei dello Slam più “sciatti” degli ultimi anni, con un tabellone invaso da giocatori europei (soprattutto francesi) e con quasi nessuna star ai blocchi di partenza – ma non per questo non deve essere considerato un Major : lo è e lo rimane, come spiegherò nelle prossime puntate. Tra i big l’unico che non può saltare l’appuntamento è proprio Budge, ma non tanto per puntare al Grande Slam (quello vero) ma perché nel frattempo era diventato il detentore degli ultimi 3 semi (W ’37, US ’37, AO ’38) e poteva fare un poker, anche se spurio, pure quello senza precedenti. L’11 giugno, 2 giorni prima di compiere 23 anni, l’americano chiuse il torneo e completò il “Donald Slam” (poi grazie alla medesima impresa realizzata da Tiger Woods, nel golf, all’inizio del XXI secolo, si prese l’abitudine di assegnare il nome del giocatore per identificare questo tipo di accomplishment) che rimane il primo, e tutt’ora l’unico in campo maschile a riunire i 4 semi a cavallo di 2 partite.

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