2016

10 maggio ’87: i nomi per un Napoli da terzo scudetto

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Rotazioni oppure all-in su due colpi di qualità?

Esattamente 29 anni fa il Napoli dell’allora presidente Corrado Ferlaino si aggiudicava il primo scudetto della propria storia, nel pieno di quell’epoca Maradona che porterà dopo due anni alla conquista della Coppa Uefa e dopo tre del secondo ed ultimo titolo della storia partenopea. Quest’anno il Napoli lo ha fiutato, salvo poi frenare sul più bello: ad eccetto di clamorosi quanto non ipotizzabili colpi di scena arriverà però un secondo posto basilare in chiave di programmazione futura.

QUALITA’ O QUANTITA’? – Il sogno resta immutato: colmare il gap dalla Juventus e magari trionfare proprio nell’anno del trentennale, mettendo le mani sul terzo scudetto trent’anni dopo la prima gioia. Una favola vero? Certo, ma del resto chi è reduce da un secondo posto non può certo nascondersi dietro una maschera: migliorarsi vorrà dire giocarsi il titolo fino all’ultimo minuto del prossimo campionato. Bene: come migliorare questo Napoli? In tanti, a ragione, si appellano alla necessità di rotazioni maggiori: quantità innanzitutto. Vero, ma la sensazione forte è che – per il livello raggiunto da una squadra che con ogni probabilità chiuderà la stagione ad 82 punti (record del club) – innestare tanto per riempire le caselle non abbia senso.

DIFESA – La seconda fase difensiva dell’attuale Serie A: 32 le reti incassate, 12 in più (non sono poche) della capoclasse Juventus. Che in tal senso guida la scuola italiana con una superiorità disarmante, al punto tale da vincere lo scudetto pur vantando (solo) il terzo attacco del torneo. Ma da quota 32 a quota 20 c’è tanto da lavorare: del resto – come brillantemente ha conseguito la gestione De Laurentiis – è dimostrabile che si possa scalare dalla Serie C al secondo posto della A, oltremodo più complesso è percorrere l’ultimo gradino. Vi dobbiamo dei nomi, quantomeno degli identikit: il colpo che in tal senso può elevare l’ambizione del Napoli risponde al profilo di Mehdi Benatia, in uscita dal Bayern Monaco che ha già annunciato l’innesto di Hummels dal Borussia Dortmund. Il marocchino ha tutto, superfluo elencarne le caratteristiche. Alternativa credibile è un altro ex Roma: Marquinhos, oggi al Psg. Rapidissimo, esplosivo in marcatura, migliorato. Non si offenderà Tonelli – che è buon difensore! – ma puntare su un profilo di tale valore lascerebbe piuttosto inalterato il livello del parco difensori partenopeo. Qualità più che quantità, è in questo settore che deve concentrarsi una parte importante del budget proveniente dalla qualificazione alla prossima Champions League.

CENTROCAMPO – Non prima di aver fornito due specifiche sul pacchetto difensivo: un esterno basso a destra (Vrsaljko il nome più gettonato) può valorizzare le rotazioni, non una necessità ma una buona considerazione in vista della complessità del doppio impegno. In tal senso un secondo portiere di garantita affidabilità – Sportiello profilo ideale – e futuribile è obiettivo della dirigenza partenopea. Centrocampo: se il primo grande innesto passa dalla difesa il secondo è qui in mediana. Lì dove le rotazioni hanno messo in  mostra un netto calo qualitativo. Sul piano del palleggio ma anche su quello del passo. Klaassen? Bene. Kramer? Benissimo. Ma nell’Ajax – oltre al duttile e tecnico Klaassen – gioca un classe ’96 che fa tutta la differenza di questo mondo: Riechedly Bazoer. Se questa è la base, il lavoro tattico di Sarri può esaltarlo e trasformarlo nella controfigura di Vidal. Sullo sfondo una provocazione: ma la clausola rescissoria di Miralem Pjanic è davvero pari a 38 milioni?

ATTACCO – Ricapitoliamo: due grandi colpi, uno in difesa e l’altro a centrocampo, per il resto un secondo portiere affidabile ed un esterno difensivo che migliori il livello delle rotazioni. L’attacco, il secondo (76 gol) della Serie A dopo la macchina da gol di casa Roma (80), è giocoforza il reparto meno migliorabile. E meno necessitante. Dipenderà tutto dalle eventuali partenze: da scongiurare quella di Gonzalo Higuain, apparso peraltro decisamente carico nell’esultanza dell’Olimpico di Torino e dunque con atteggiamento tutt’altro che da partente, pronto a dare l’assalto al record di Nordahl nella sfida finale con il Frosinone. Più calda la questione Gabbiadini: l’agente non ha fatto mistero di auspicare una soluzione differente che garantisca un maggiore impiego dell’assistito. Cessione alle porte? Difficile dirlo. Nel caso, al Napoli, servirebbe un attaccante del suo valore: i gironi di Champions non sono quelli di Europa League e se il tenore del club vorrà restare intatto e addirittura migliorare le risposte arrivano da sole.

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